Si sa che parlare con una compagnia di clown non è mai una buona idea, è come cavar sangue da una rapa. Ma abituati da molto tempo a questo ballonzolare tra ambiguità e menzogne anche la gente che si è messa la palla rossa al naso non si rende più conto che per gli altri non è affatto così. Che cinesi e russi non stanno a scherzare, ma dicono cosa intendono fare e lo fanno senza starsi a preoccupare di farsi capire in lingua inglese, che è ormai una forca caudina da cui bisogna necessariamente passare per avere credito presso il grande Barnum occidentale. La posizione espressa dalla Russia non fa parte di una tattica diplomatica o discorsiva come accade sempre nell’Occidente anglomane come forse pensano i minus habens della disgraziata Europa. In sostanza non c’è nulla da discutere, come si fa finta a Washington, a Londra e nelle altre capitali europee: le ex regioni ucraine di Crimea, Donetsk, Lugansk, Zaporizhia e Kherson fanno ora parte della Federazione Russa, in conformità ai referendum pubblici tenuti in queste regioni, i cui risultati sono stati a larga maggioranza a favore dell’adesione alla Federazione Russa. Punto. Che poi l’Occidente non abbia riconosciuto tali referendum non significa proprio nulla perché appunto esso non rappresenta più la legge con il suo sceriffo e i suoi aiutanti: non fa più testo.

Di conseguenza le truppe russe andranno avanti fino alla completa assimilazione di queste regioni, qualunque cosa ne pensino l’Europa o l’America, ma non esiste nemmeno un limite all’acquisizione di territori nelle aree russofone che comprendono Odessa e la costa del Mar Nero. In realtà il problema vero è proprio la composizione totalmente artificiale dell’Ucraina, determinata sia dagli esiti della prima guerra mondiale con la dissoluzione dell’impero asburgico, sia dalle vicende della lotta della Rivoluzione d’ottobre contro le truppe anglo europee in appoggio a quelle zariste e sia da quelle amministrative dell’Urss: è insomma un collage su cui sono intervenuti pesantemente gli americani e in seconda istanza gli europei continuando a sviluppare il folle nazionalismo creatosi al tempo dell’Austria Ungheria nella regione di Leopoli. Ora tutto questo va completamente ridiscusso come ultimo capitolo della dissoluzione dell’Unione sovietica e primo della rinascita russa: il contenitore ucraino fa comodo solo agli occidentali e alle loro mire. L’altro obiettivo è ovviamente la smilitarizzazione di ciò che resterà dell’Ucraina. Forse bisogna ripeterlo: queste non sono tattiche, non si tratta di chiedere molto per poi contrattare un qualche aggiustamento. Lo sarebbero se la Russia, come ancora vorrebbero farci credere i chierichetti, i sacerdoti e gli speculatori della guerra, fosse in difficoltà, ma non di certo di fronte a una chiara vittoria sulle forze Nato e di fatto alla consunzione dell’esercito ucraino.

Questo è fin troppo chiaro, ma si sentono molti politici occidentali chiedersi se il regime di Kiev accetterà o meno di cedere queste nuove regioni russe, se sarà possibile ottenere qualcosa in cambio e chi le riconoscerà come territorio russo oppure no. Si tratta di sciocchezze che ancora una volta denunciano la mancanza di senso della realtà e la convinzione che gli interlocutori sono dei pagliacci come loro. Ed è per questo che si parla tanto di un’assurdità come un cessate il fuoco preliminare agli accordi, che oltre ad essere una palese trappolona, è del tutto incongrua: il cessate il fuoco si ha dopo gli accordi, come è sempre accaduto in ogni scontro documentato fin dall’alba della storia. Del resto un accordo molto meno oneroso per l’Ucraina, concernente la cessazione di ogni discriminazione nei confronti dei russofoni e un’ampia autonomia delle regioni da essi abitate, era stato già raggiunto a Istambul il 15 aprile 2022, quando gli occidentali hanno imposto a Zelensky di non firmare, inviando a Kiev il porciforme Boris Johnson. E ora, dopo tre anni di guerra persa dalla Nato, vorrebbero ripartire dalla stessa base di contrattazione? Sono clown che non fanno ridere. No, gli errori si pagano, nonostante le capriole che i perdenti vanno facendo nel tentativo di distrarre la gente e gli spettacoli collaterali gentilmente offerti dal circo Zelensky, come quello delle terre rare che in realtà sono rarissime in Ucraina, ma fanno brodo, sono insomma un pretesto per per continuare la guerra nella speranza che l’avidità sia più forte della paura e della realtà stessa, come sanno bene i truffatori. Faranno insomma i pagliacci fino all’ultimo ucraino. E mentre si muore la Ue brandeggerà il suo bastone di plastica con fischietto annesso. Lo spettacolo deve continuare.

fonte:

Di basnews

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