l’intervista 

“Penso che fare lo psichiatra, come lo scrittore, significhi intraprendere l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità. Ho sempre amato cercare la gente, ascoltarla, scriverne”. Questa una coinvolgente dichiarazione di Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, educatore e saggista. Nel suo lungo percorso professionale, non ha mai smesso di dedicarsi- con immensa passione- agli esseri umani, con uno sguardo particolare all’ambito della famiglia, e al disagio sociale in genere.
La sua presenza nei teatri, nelle piazze, in televisione, gli articoli tecnici, i suoi tanti libri di saggistica e di narrativa: tutto questo è diventato una guida, una speranza, una luce, che accende i cuori di giovani e meno giovani.
Crepet evidenzia la bellezza di avere un’ambizione, della ricerca della propria unicità, di continuare a sognare, nonostante gli ostacoli, senza mai smettere, con libertà, passione, e coraggio.
Puntare alla luna, oggi, per molti appare un’utopia, eppure l’ultimo libro dello psichiatra, che sta riscuotendo un gran successo, si intitola proprio “Prendetevi la luna”, edito da Mondadori.

Prendetevi la luna: un incoraggiamento a guardare oltre le barriere della banalità e della noia. Quanto è importante essere consapevoli dell’infinito che ci abita?

Rendersi conto dell’infinito che ci abita è fondamentale, soprattutto per i giovani, è importante proprio come respirare. Coloro che non hanno acquisito la consapevolezza di tutto questo stanno male, e hanno bisogno di aiuto.
“Prendetevi la luna”, non un consiglio, ma una suggestione, e non vale solo per i momenti difficili, quando si tende alla rassegnazione, ma anche in quelli di gioia. Ho voluto riflettere a fondo su questo concetto, e l’ho fatto di conseguenza all’ “aria” che si respira negli ultimi tempi.

Nei momenti di crisi, soprattutto in questo periodo storico, che sembra offuscare la speranza, come ritrovare un ‘equilibrio’ nel disordine?

Ritengo che l’equilibrio non sia una ‘ricetta’, ognuno deve ricercare ciò che ritiene utile e costruttivo per sé, l’importante è realizzare, in qualunque ambito, ciò in cui si crede fermamente, ciò che provoca benessere: non bisogna mai ingannare sé stessi.

Credere nei propri sogni, anche quando tutto crolla, significa diventare rivoluzionari. Lei esorta sempre i giovani a farlo. 

Sognare non è qualcosa che insegno, ma ritengo che sia il fondamento dell’esistenza, per questo ne parlo in moltissime occasioni. I sogni appaiono sempre distanti: se fossero facili da realizzare, diventerebbero subito realtà, banalità. Bisogna accettare l’idea che il sogno è molto difficile da raggiungere, e continuare a crederci, attivarsi per realizzarlo.
È importante essere consapevoli che in questa vita non esistono certezze. Non ci si può sedere sul divano e attendere che accada qualcosa. L’incertezza fa parte dell’esistenza, e non comprendo la ricerca spasmodica delle certezze, da parte dei giovani: come si fa a pretendere, a diciotto anni, di voler comprendere il proprio futuro?

Nell’ultimo libro lei crea spunti di riflessione tali da risvegliare le coscienze, tentando di abbattere l’omologazione e gli schemi rigidi che provocano rassegnazione. Pensa che sia possibile tornare a essere ‘veri’, soprattutto nell’ascolto delle proprie emozioni, e quindi verso sé stessi?

Pensare che nella vita non ci siano difficoltà: questo significa ingannare sé stessi. Mi auguro che le persone ragionino sul pensiero unico, che io rifiuto da sempre, mi crea un gran fastidio, l’ho evitato in tutta la mia vita.

Colpisce molto una sua recente dichiarazione: “C’è sete e fame di parole e di pensiero”.

Molti cercano un’eresia in un mondo codificato.
Seguire le emozioni, i desideri, tutto questo “illumina” le persone che hanno coraggio: la luce non illumina tutti, molti credono addirittura di non averne bisogno. Chi asseconda l’oscurità è colui che resta seduto sul divano, ad aspettare chissà cosa, ma questo non è un problema del mondo.

È importante che i giovani abbiano molta fiducia nel futuro. Lei ha affermato, più volte, che i genitori commettono molti errori nell’educare i propri figli. Come è possibile indirizzarli verso un nuovo approccio comportamentale?

L’egoismo dei genitori è l’errore più grande. Il rapporto genitore- figlio ha bisogno di equilibrio, di un riconoscimento dei ruoli. Molti quarantenni sembrano cadere nella trappola della dipendenza digitale, tralasciando l’educazione dei ragazzi: fanno fare loro ciò che vogliono. “Insegnare” ai propri figli a rimanere a casa, senza progetti di vita, e premiarli, nonostante tornino al mattino dopo le loro serate di divertimento, senza studiare, senza acculturarsi, significa ritrovare ragazzi totalmente sfiduciati, apatici.
Io tutto questo non l’ho fatto da giovane. Quindi esorto alla strada opposta, è il mio desiderio, la mia missione, ragione per cui continuo a peregrinare nelle piazze e nei teatri. Cerco libertà, passione, coraggio. Il resto non conta, è noia.

Cos’è l’amore?

Ognuno ha il proprio concetto di “amore”: bisogna seguire sempre ciò che riteniamo autentico. Evidenzio spesso che è limitativo pensare all’amore che si riferisce solamente a una persona. Si può amare un’idea, si può amare la vita, si può amare un essere umano.

Carmen Piccirillo

Di BasNews

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