Patel Durov è ancora sotto custodia delle autorità francesi per i presunti reati legati all’app di messaggistica da lui creata. Per il momento la procura di Parigi ha prolungato lo stato di fermo fino a oggi 28 agosto, quando il giudice decider se liberarlo oppure di sporgere denuncia e rinviarlo in custodia cautelare.
Nella serata di ieri sono stati resi pubblici le motivazioni che hanno portato al fermo di Durov. Il provvedimento, scrive la procura francese, si inserisce nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria aperta l’8 luglio 2024, a seguito di un’indagine preliminare avviata dalla Sezione J3 – JUNALCO (lotta alla criminalità informatica) del Dipartimento di Parigi.
I capi d’imputazione, che sembrerebbero essere dodici, sono i seguenti:
- Complicità nella progettazione di una piattaforma online che facilita le transazioni illegali all’interno dei gruppi di criminalità organizzata
- Rifiuto di comunicare, su richiesta delle autorità competenti, informazioni o documenti necessari per l’esecuzione e il funzionamento delle intercettazioni consentite dalla legge
- Complicità nel possesso di immagini pornografiche di minori
- Complicità nella distribuzione, offerta o messa a disposizione di immagini pornografiche di minori all’interno di gruppi organizzati
- Complicità nell’acquisizione, trasporto, possesso, offerta o vendita di sostanze stupefacenti
- Complicità nell’offerta, vendita o messa a disposizione, senza motivo legittimo, di attrezzature, strumenti, programmi o dati progettati o adattati per accedere e danneggiare il funzionamento di un sistema automatico di elaborazione dati
- Complicità nella frode organizzata
- Associazione a delinquere finalizzata alla commissione di un crimine o di un reato punibile con 5 o più anni di reclusione
- Riciclaggio dei proventi derivanti da reati e crimini di gruppi organizzati
- Fornitura di servizi di crittografia volti a garantire la riservatezza senza dichiarazione certificata
- Fornitura di strumenti di crittografia che non garantiscono esclusivamente l’autenticazione o il monitoraggio dell’integrità senza una dichiarazione preventiva
- Importazione di uno strumento di crittografia che garantisce l’autenticazione o il controllo dell’integrità senza dichiarazione preventiva
A conferire ulteriori ombre alla vicenda è la recente lettera inviata da Mark Zuckerberg al presidente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati statunitense, all’interno del quale il fondatore ha ammesso che l’amministrazione Biden- Harris ha attuato una serie di pressione al fine di censurare diversi contenuti al tempo del Covid. Allo stesso tempo Zuckerberg ha ammesso di aver ceduto, a più riprese alle pressioni esercitate, privando quindi i cittadini statunitensi del diritto costituzionale a un informazione libera e trasparente.
E’ quindi chiaro come tutto ciò si inserisca a pieno nel quadro Durov, innescando il dubbio ( tanto spaventoso quanto lecito) di un attacco alla libertà d’espressione, d’informazione e della libera circolazione di esse. La particolarità del caso Durov risiede nel fatto che l’attacco in questione non deriva dai soliti apparati, ,ma bensì dalle stesse democrazie occidentali.
Comunque vada a finire, l’arresto di Pavel Durov potrebbe costituire un vero e proprio spartiacque, un prima e dopo. Basti pensare che questa è la prima volta in Europa e nel mondo, in cui il capo di una grande piattaforma social viene trattenuto in custodia. Tantomeno è mai capito che a un colosso di questa venga attribuita una responsabilità penale personale per i contenuti illeciti veicolati dal suo servizio.
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