di Francesco Tallarico
In questo Capodanno 2024 i messaggi dei capi di stato e di governo sono stati contrassegnati dai toni piuttosto accesi.
Da parte sua il Dalai Lama, leader politico e religioso del popolo tibetano, nelle sue congratulazioni per il prossimo anno 2024, ha esortato a coltivare la compassione e la pace interiore, perché la pace sulla terra si può costruire se è nella propria anima.
Di tutt’altro tono sono stati invece i messaggi di altri capi di stato e di governo. Il leader della Repubblica Popolare cinese, Xi Jinping, ad esempio, nel suo discorso di fine anno ha affermato che la riunificazione della Cina con Taiwan è una “necessità storica” e che i compatrioti su entrambe le sponde dello Stretto dovrebbero “unirsi per mano e condividere la grande gloria del ringiovanimento nazionale”. Qualcuno dei funzionari dell’amministrazione statunitense avrà avuto un tuffo al cuore pensando che, oltre agli scenari bellici di Ucraina e Israele, gli Usa dovranno presto occuparsi anche di un prossimo conflitto Cina/Taiwan.
Ma, il discorso di Xi Jinping non è nulla se lo si paragona alle affermazioni di fine anno del leader nordcoreano. Kim Jong Un, dopo aver esortato qualche giorno fa il suo partito ad accelerare i preparativi di guerra, incluso il programma di implementazione nucleare, ha dichiarato alla fine dell’anno 2023 che la riunificazione con la Corea del Sud non è più da perseguire e che una possibile guerra anche nucleare potrebe scatenarsi in qualsiasi momento nella penisola coreana. Le dichiarazioni del leader nordcoreano non vanno prese alla leggera, atteso il fatto che Mosca e Pechino non fanno più mistero di appoggiare Pyongyang.
Anche Vladimir Putin ha pronunciato, nel suo discorso di fine anno, parole altisonanti. Il presidente della Federazione Russa, rivolgendosi al personale dell’esercito ha detto: “i nostri cuori sono con voi. Siamo orgogliosi di voi, ammiriamo il vostro coraggio. So che ora sentite l’amore delle persone più vicine e più care. Il sostegno potente e sincero di milioni di cittadini russi. Il sostegno di un intero popolo”. Parole che si addicono al presidente di un paese in guerra.
Non meno bellicosi sono stati i toni di altri leader dall’altra parte della barricata. Il presidente ucraino Zelensky ha promesso di “devastare” le forze russe, che hanno invaso il suo paese, con armi di produzione nazionale. Cioè a dire, poiché l’Occidente non ci fornisce più munizioni e altri generi di armamenti, ce li produciamo da soli.
Il leader israeliano Netanyahu, nel suo discorso di fine anno ha dichiarato che la guerra contro Hamas durerà per tutto il 2024.
Questi almeno lo dicono. Gli iraniani non dicono nulla, ma le loro basi missilistiche e dell’aviazione sono in stato di allerta, in quanto pare che stiano preparando una vendetta contro Israele per l’omicidio dei suoi ufficiali. Insomma, il buon giorno si vede dal mattino: 2024 abbi pietà di noi.