Il vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata chiede che “la legge regionale approvata nel 2018 venga realmente messa in pratica e finanziata così come previsto nei suoi articoli”
“Oggi ricorre la Giornata mondiale contro il bullismo e il cyberbullismo. Si tratta di una data importante per riflettere su un fenomeno che drammaticamente coinvolge milioni di ragazze e ragazzi. I dati, infatti, continuano a essere impressionanti: secondo la ricerca dell’Osservatorio ‘(in)difesa’ il 68 per cento dei giovani dai 13 ai 23 anni ha assistito a episodi di bullismo, o cyberbullismo, mentre il 61 per cento ne è stato addirittura vittima. Numeri che fotografano una vera e propria piaga alla quale non si può rispondere solo una volta all’anno con un post sui social”. Così il vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata, Mario Polese di Italia Viva che spiega: “Sono certo che nessuno degli adulti sottovaluta il problema. Il tema però è che io credo che, a livello istituzionale non si stia facendo tutto quello che potremmo e dovremmo”.
E ancora sottolinea Mario Polese: “A tal proposito ricordo che la Regione Basilicata ha approvato una legge specifica il 17 novembre 2018, di cui sono stato tra i primi firmatari, che non è stata adeguatamente supportata e messa a regime. Eppure di tratta di un dispositivo di legge che andava a riempire un vuoto normativo promuovendo azioni concrete a favore dell’individuazione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, per contrastarli con interventi mirati. A tre anni dalla sua introduzione, purtroppo non registriamo nessun vero impegno, se non quanto fatto da associazioni, da parte della maggioranza che governa questa regione a potenziare un sistema di controllo e di prevenzione per combattere e limitare il problema”. “Per questo rilanciamo affinché – prosegue il vicepresidente del Consiglio regionale – quella legge venga realmente messa in pratica e finanziata così come previsto nei suoi articoli. Ulteriori sottovalutazioni del fenomeno e ritardi nell’applicazione di provvedimenti tesi a contrastare questo drammatico fenomeno, che mette a rischio la sicurezza fisica e psicologica dei ‘nostri’ bambini e dei nostri ragazzi sarebbero gravissimi”.
“Leggere dai dati che sei giovani su 10 in Italia hanno perso la propria leggerezza nel vivere il rapporto con i coetanei e con gli adulti perché spaventati da quanto accade in rete e nelle scuole – conclude Mario Polese di Iv – è un grido di allarme che non possiamo più far finta di non ascoltare”.