Non so se la cosa sia stata voluta o se sia soltanto casuale , ma l’accordo tra Brasile e Cina per utilizzare le rispettive valute negli scambi commerciali, mettendo da parte il dollaro, arriva esattamente 200 anni dopo che il presidente degli Stati Uniti James Monroe formulò la famosa dottrina che porta il suo nome con cui Washington mise sotto la propria tutela tutta l’America latina, fondando di fatto il proprio suo impero. La dottrina Monroe era stata formulata in modo abile e ambiguo facendo credere che gli Usa si fossero intestati la difesa di tutto il continente contro possibili, anche se francamente poco probabili, ambizioni coloniali europee, mentre era una dichiarazione di dominio: “L’america agli americani” – lo slogan che accompagnò questa dichiarazione – significava che gli Stati Uniti si attribuivano la supremazia e che avrebbero respinto qualsiasi intromissione esterna negli affari del continente, anche laddove tali intromissioni fossero richieste dagli stessi governi latino – americani. In un certo senso è quanto accaduto in Europa dopo la seconda guerra mondiale, dove gli stati Uniti si presentarono come difensori, mentre volevano semplicemente essere padroni.
In buona sostanza due secoli fa si trattava di sostituire il mercato europeo sul quale arrivavano molti beni del centro e sud del continente con quello Nord Americano in maniera che si incrociassero e sincronizzassero in maniera perfetta la decolonizzazione la neo colonizzazione. Con la differenza che l’Europa era lontana, con relative possibilità di intervento, mentre le potenze che avevano costruito i loro imperi nel nuovo continente, Spagna e Portogallo erano in piena decadenza e di fatto impossibilitate ad agire efficacemente, mentre gli Stati Uniti erano vicini, si trovavamo in piena espansione e dunque erano un padrone ben più occhiuto e arrogante. Nonostante questo, a parte la guerra con il Messico per potersi annettere tutto l’Ovest, lo strumento di dominio non è stato principalmente militare, ma economico. Lo sfruttamento delle risorse, l’alleanza con un borghesia coloniale estremamente ridotta numericamente e quindi perennemente incline al golpe, resero debolissimi non solo i governi dei Paesi latini, ma anche le loro economie e loro monete. Pee cui il dollaro statunitense, già un secolo abbondante prima di Bretton Woods era il vero tiranno del Centro e Sud America, sia come sostituto destabilizzante delle divise locali, buone solo per i poveracci, sia come modello a cui ci si voleva ispirare, innescando così drammatiche crisi come quella argentina degli anni ’90. Il fatto era che nessuna divisa aveva la possibilità di essere come il dollaro che veniva stampato in quantità illimitate senza che nessuno fosse in grado di richiedere un corrispettivo in valore reale. Era una sorta di oro verde, la cui quantità era però potenzialmente inesauribile. Si capisce allora come fosse assurdo tentare di agganciare al dollaro divise molto più deboli, nonostante questo fosse il consiglio dell’Fondo monetario internazionale che ad onta del nome, è statunitense.
Ovviamente Washington si è sempre intromessa negli affari della America Latina propiziando colpi di stato, creando quinte colonne, formando squadroni della morte (in questo Biden è stato uno dei protagonisti negli anni ’90 del secolo scorso), lanciando finte rivoluzioni grazie alla distribuzione di soldi ai manifestanti e coccolando gli ufficiali degli eserciti in maniera che intervenissero se le multinazionali nordamericane avessero intravisto il pericolo di essere ostacolate nel loro sfruttamento: nessun livello di violenza è stato risparmiato alle popolazioni pur di mantenere il dominio. Ma l’essenza del potere Usa risiedeva nell’onnipotente dollaro. La liberazione dal ricatto statunitense era difficilmente immaginabile senza una liberazione dal biglietto verde: e ora finalmente il Brasile del redivivo Lula compie questo atto simbolico che lo pone alla testa del movimento centrifugo che si può facilmente scorgere in America Latina, nonostante i continui tentativi di arrestarlo. E si capisce allora perché gli Usa abbiano tentato un così plateale colpo di stato in stile Maidan in appoggio a un precedete presidente che tuttavia non era mai stato troppo ubbidiente a Washington e aveva a sua volta avvicinato il Paese a Pechino a dimostrazione di un percorso tutt’altro che effimero. e’ davvero difficile ile pensare che gli Usa possano mantenere il proprio status di eccezionalità se cominciano a perdere proprio l’immediata periferia del loro dominio e dunque quei Paesi dove il loro sistema di potere è maggiormente presente.
Nel giro di qualche anno gli Usa sono diventati da padroni del mondo, a padroni un’”isola” formata dal vastissimo continente americano così nettamente separato dal resto delle terre emerse e ora cominciano ad essere un ‘ isola” costituita dal solo Nord America, più l’appendice coloniale europea che però è ormai fuori gioco su qualsiasi scacchiere e vittima di una forma di cannibalismo neoliberista. .
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