Il 19 luglio del 1992 a Palermo veniva ucciso dalla mafia Paolo Borsellino.
Non era solo un bravissimo magistrato ma un galantuomo per tutti gli italiani che credevano nei valori dell’antimafia, della giustizia, dell’onestà e della rettitudine.
Per una parte degli italiani, giovani, donne e uomini di destra, non era solo un magistrato ma era un simbolo.
Molti sono entrati in politica, tra i quali Giorgia Meloni, proprio perché hanno ricevuto il richiamo di un uomo che era testimonianza autentica della legalità e del sacrificio per il bene pubblico.
Non ha mai nascosto le sua simpatie politiche ma non hanno mai condizionato la sua integerrima azione di magistrato.
Oggi la destra commemora puntualmente questa figura. Ma siamo sicuri che questo governo di destra sia testimonianza, con i provvedimenti che assume, di quei valori che Paolo Borsellino emanava con la sua azione di magistrato e con la sua personale condotta?
Sarebbe d’accordo, ad esempio, sulla limitazione delle intercettazioni e più in generale su questa riforma che sta imbastendo il ministro Nordio?
Nella lotta alla mafia Borsellino prima di morire disse che l’intreccio tra mafia e politica non era venuto meno e bisognava inseguire i soldi perché la mafia aveva cambiato pelle e aveva indossato giacca e cravatta e amministrava società attraverso le cosiddette teste di legno. Queste società avevano ed hanno il compito di una “lavatrice”, ossia ripulire il denaro sporco proveniente da attività illecite. Oltre la ricerca di questi intrecci aziendali, la politica avrebbe dovuto porre la massima attenzione nel selezionare la propria classe dirigente e intraprendere una lotta senza quartiere nei confronti dell’enorme evasione ed elusione fiscale.
Chissà se Paolo Borsellino sarebbe oggi d’accordo sui favori che questo governo sta elargendo ai cosiddetti furbetti del quartierino attraverso reiterati piccoli condoni per non parlare del Concordato biennale che non conviene a chi, pagando sempre tutte le tasse, non potrà mai sapere come andranno gli affari per i prossimi due anni.
La proposta dell’Agenzia delle Entrate converrà solo a chi, evadendo molto o in parte, saprà subito se la proposta sarà conveniente o meno. Il vantaggio dell’adesione consisterà nell’evitare per due anni l’accertamento da parte della Guardia di Finanza e il “furbetto del concordato” continuerà ad evadere senza conseguenze.
Oggi Paolo Borsellino non sarebbe d’accordo con questi provvedimenti perché la giustizia non serve solo a condannare chi commette un reato e a risarcire la parte offesa ma serve anche ad incoraggiare la buona condotta e dare alle persone oneste un buon motivo per continuare ad esserlo.
di Amedeo Giustini
fonte.