Quest’anno che non c’è pace fra gli ulivi, non c’è pace nemmeno nel commercio: dopo quasi quattro anni di emergenza, di rotture nelle catene di approvvigionamento, di inflazione, di vaccini letali, di guerre e di orrore nemmeno quel rito del capitalismo barbarico chiamato black Friday riesce a rialzare le sorti delle attività commerciali, tanto che in questi ultimi anni si è passati da un giorno a una intera settimana di bombardamento a tappeto di offerte, comprese le più strampalate. Compra questo, compra quello, compra comunque che risparmi sull’onorario del terapeuta, allungati il pene per la metà del costo, regala qualcosa a tua moglie che così uccidi il patriarcato, svuota la nostra farmacia per sentirti bene: non so più quante mail ho ricevuto con tali suppliche. Non so da noi perché i dati arrivano in ritardo e vengono forniti dai quei fantasisti dell’Istat che forse fanno solo satira ai nostri danni. Ma in Usa il fatturato di questa sconcertante sagra del consumo si sta abbassando paurosamente: mayday mayday scendiamo di quota, il pilota vaccinato è morto improvvisamente, ci stiamo schiantando. E in effetti proprio in questa settimana gli interessi sul debito americano hanno superato persino il mostruoso bilancio della difesa.
Incredibile, ma vero persino il sogno americano che viene venduto da Hollywood come una benedizione urbi e soprattutto orbi sta finendo nella polvere con una straordinaria rapidità: ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo che finalmente confessa la sempre maggiore incredulità nei confronti di uno degli atti di fede nella nazione, qualcosa su cui fino a qualche anno fa si sarebbe potuto giurare in tribunale: nel 2012 il 53% delle persone ci credeva ancora, nel 2016 la percentuale era scesa al 48 per cento e adesso è del 36 per cento, cifra che visto il committente potrebbe essere considerevolmente più bassa nella realtà. Inoltre la metà delle persone che vivono negli Stati Uniti pensano che la vita sia peggiore oggi rispetto a 50 anni fa, mentre solo il 30% pensa che sia migliore rispetto al passato. Alla domanda: “Il sistema politico-economico è diretto contro persone come me”, la metà ha risposto sì, il 39% ha risposto no. Tra i neri, il 68% ha risposto sì alla domanda. Quindi metà delle persone, e più di due terzi dei neri, credono che il sistema stia lavorando contro di loro.
La gente ha cominciato a scoprire che col duro lavoro non si raggiunge affatto qualsiasi risultato, cosa peraltro ovvia in un regime capitalista dove comunque l’accumulazione di capitale e la rendita, non il lavoro, sono il fulcro dell’economia e della società. Questo fatto è stato mascherato prima dalle immense possibilità di un Paese continente e poi dalla costante rapina a mano armata di dollaro, ma adesso emerge come una brutta sorpresa: solo un infima percentuale di ricchi, molto meno dell’1 per cento si è effettivamente fatto da solo. In tutto l’occidente l’impoverimento e dunque il cambiamento merceologico del Paese dei balocchi a mensa per indigenti è avvenuto senza che le statistiche lo segnalassero semplicemente perché i metodi che vengono usati sono fatti apposta per evitare le cattive notizie sono veri e propri sistemi di menzogna volti ad ubbidire all’ideologia capitalistica e non alla realtà. Com’è possibile che, secondo i dati ufficiali, il benessere economico reale pro capite negli USA sia cresciuto quasi ininterrottamente da decenni e allo stesso tempo metà della popolazione pensa di trovarsi oggi in condizioni peggiori rispetto a 50 anni fa? Se si crede alle statistiche ufficiali, il sogno americano si è realizzato quasi ininterrottamente nell’ultimo mezzo secolo.
Il motivo è abbastanza semplice: le cifre ufficiali sulla forza economica, le cifre ufficiali sul prodotto interno lordo (PIL), che vengono costantemente riportate dai media e che si presume automaticamente riflettano la prosperità, misurano la cosa sbagliata. Misurano solo le risorse e le ore di lavoro spese e consumate. Ma questo non ha nulla a che fare con il nostro benessere. La crescita del PIL e la crescita della prosperità non hanno quasi nulla a che fare l’uno con l’altro. Le ragioni sono complesse, ma in questo contesto basta citare il fatto che il Pil non misura la distribuzione sempre più diseguale, che porta i frutti della crescita economica e/o finanziaria non alla stragrande maggioranza della popolazione, ma solo a una piccola minoranza benestante.
Anche le sagre del consumismo servono con la loro atmosfera e il loro falso presupposto – compra ora e pagherai domani non devi preoccuparti – servono a mantenere in piedi la menzogna, anzi servono a rivelarla meglio. Dunque c’è anche caso che dal black friday si arrivi negli anni prossimi al block friday. Che in ogni caso sarebbe una vittoria della civiltà.
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