Nel contesto delle energie rinnovabili, la tecnologia che l’Italia investe nella produzione di biocarburanti e biometano rappresenta non solo un impegno, ma una vera e propria svolta innovativa. Le nostre bioraffinerie, che si avvalgono appunto di tecnologie all’avanguardia e di brevetti italiani, s’alimentano principalmente di materie prime di scarto quali oli di cucina usati, grassi animali ed altre biomasse.
Quest’approccio ci consente di produrre biocarburanti Hydrotreated Vegetable Oil (HVO) che, a seconda delle materie prime utilizzate, permettono una riduzione delle emissioni di CO2 tra il 60 e il 90% rispetto ai combustibili fossili. Una soluzione che può rendere meno pesante da un punto di vista economico e d’impatto per le famiglie la transizione ecologica.
Da ottobre 2022, è stato interrotto l’uso dell’olio di palma nelle bioraffinerie di Venezia e Gela, segno tangibile dell’ impegno d’unasostenibilità più incisiva. Eni ha investito nel settore e ciò si riflette in un significativo aumento delle capacità di bioraffinazione:
- 2023: 1,65 milioni di tonnellate all’anno.
- 2026: Superamento dei 3 milioni di tonnellate all’anno.
- 2030: Oltre 5 milioni di tonnellate all’anno.
I biocarburanti prodotti trovano applicazione non solo nei veicoli diesel, ma anche nel settore aeronautico. In particolare, il biocarburante HVO, realizzato con la tecnologia Ecofining™, può essere utilizzato in purezza o miscelato nel carburante Eni Diesel+.
Quest’aspetto sta portando Eni all’espansione della produzione di SAF (Sustainable Aviation Fuel, ovvero il carburante alternativo (al classico cherosene), con l’obiettivo di superare 1 milione di tonnellate all’anno entro il 2026 e, potenzialmente, di raddoppiarla entro il 2030. Questo risultato potrebbe rendere il combustibile per aerei meno caro del 30%. Il tutto tramite una transizione energetica che comprende un forte impegno nell’agri-business, con progetti in Africa che promuovono un’agricoltura sostenibile e non competitiva con le risorse alimentari o forestali. Gli agri-hub istituiti sono una componente fondamentale nella produzione di oli vegetali necessari per la bioraffinazione.
Gli agri-hub puntano a produrre oltre 700 mila tonnellate di agrifeedstock entro il 2027, supportando circa 200 mila famiglie in Kenya e incrementando la capacità produttiva di sostegno alle comunità locali. Un tassello che potrà tornare utile nella realizzazione del Piano Mattei per l’Africa. Oltre ai biocarburanti è attiva la produzione di biometano da scarti organici, agricoli e zootecnici, contribuendo così a diversificare le n soluzioni per una mobilità meno impattante a livello d’emissioni. Il tutto made in Italy.
La discussione su biocarburanti ed e-fuel è al centro delle strategie per un futuro sostenibile nel settore energetico.
Gli e-fuel sono carburanti sintetici, prodotti attraverso un processo che scompone l’acqua in ossigeno e idrogeno, successivamente ricombinati con CO2 per produrre e-metanolo.
Questo trasforma l’anidride carbonica in un carburante liquido utilizzabile.
I biocarburanti, invece, derivano da biomasse che includono scarti vegetali e alimentari, i quali assorbono CO2 e la rilasciano nuovamente quando bruciati, contribuendo a una riduzione significativa delle emissioni di gas serra.
In Italia, Eni ha introdotto il biodiesel HVOlution, esemplificativo di come tecnologia e innovazione possano incrementare la sostenibilità e ha sviluppato partnership internazionali, particolarmente in Africa, per rafforzare la produzione di questo biocarburante alternativo. L’Italia e la Germania si pongono come leader nella produzione di biocarburanti in Europa, con un vantaggio competitivo rispetto agli altri membri dell’UE.
Per consolidare questo ruolo, l’Italia deve promuovere una legislazione adeguata a livello europeo (i biorcarburanti devono possedere determinate caratteriste per essere riconosciuti tali) ed un impegno politico rivolto all’innovazione e alle tecnologie sostenibili made in Italy, riconoscendo il potenziale strategico di questi carburanti per la space economy e l’aviazione.
In conclusione, questi sforzi richiedono una visione chiara e un impegno concreto per posizionare l’Italia al centro del dibattito europeo e globale sull’energia, sfruttando la propria capacità innovativa per influenzare le future politiche energetiche e ambientali, dove già il nostro Paese è leader europeo (primo nell’economia circolare e nel riciclaggio).
di Marco Pugliese
fonte: