Si potrebbe dire che la notizia sia arrivata inaspettata anche se i continui ritorni in ospedale per una forma di leucemia non lasciavano troppe speranze: ma proprio questo senso di incredulità ci dice molto di Berlusconi, talmente avvinghiato agli umori del Paese da sembrare immortale, ersino0 in un periodo di obsolescenza politica . Oggi e domani ci saranno valanghe di “cocccdrilli” dediti a raccontare la vicenda del Cavaliere, quindi eviterò di perdermi dentro racconti che tra l’altro anche anche segnato la mia vita professionale e quella di molta gente che conosco. Mi limiterò a dire che Berlusconi è stato il nemico ideale della sinistra in disarmo che vedeva in questo capitalista nostrano per così dire, il paravento  dietro cui  cui nascondere la progressiva perdita di ideali e la resa al neoliberismo.

In effetti il Cavaliere è stato la risposta italiana al crollo del muro di Berlino e al nuovo ordine mondiale nel quale non esisteva più il socialismo, ma solo un capitalismo esteso che cominciava a scoprire le sue logiche e man mano perdeva le cautele tipiche dell’era della guerra fredda quando bisognava mantenere almeno un po’ di promesse . In un certo senso Berlusconi  era l’uomo giusto al posto giusto, quello destinato a ricostruire attorno a sé e contro si sé  un sistema politico  fatto deflagrare negli scandali, ma che forse avrebbe potuto fare resistenza alla sistematica distruzione degli assetti di base della democrazia, dei diritti e delle tutele del lavoro.  Per giunta aveva in mano buona parte dei media e prefigurava i futuri assetti della governance. Se l’ascesa di questo “uomo nuovo”, lontano dal milieu politico tradizionale sia stato una coincidenza o un evento in qualche modo indotto, probabilmente non lo sapremo mai.  Ma vent’anni  dopo la discesa in campo e l’impatto determinato sul Paese il Cavaliere ha cominciato a non essere più nelle grazie di un sistema imperiale e neoliberista che stava cambiando passo e che procedeva sempre più velocemente nello smantellamento della vecchia società del dopoguerra  nata dentro uno scontro ideologico: adesso , dopo aver fiaccato la politica tradizionale, bisognava spazzare via tutti gli ostacoli culturali al globalismo, in primo luogo  la rete di sovranità dei vari Paesi che avrebbero fatto resistenza al neoliberismo finanziario e globalista, guidato, anzi comandato dagli Usa.

A questo punto Berlusconi poteva diventare un problema perché aveva amicizie personali come quella per esempio con Putin, che stava diventando il babau di Washington, perché aveva fatto inizialmente resistenza alla guerra contro Gheddafi e magari non era in piena sintonia con l’Europa, insomma aveva una personalità da aspirante caudillo che avrebbe potuto anche manifestarsi non contro il  vecchio stato sociale, ma contro le nuove distopie. In due parole  era troppo italiano per rappresentare la normalizzazione: proprio le caratteristiche che lo avevano favorito nell’ascesa al potere, adesso congiuravano per  metterlo al di fuori del cerchio magico occidentale e infatti nel 2011 grazie all’operazione spread fu messo in condizione di andarsene: i personaggi della ex sinistra ormai non più in grado di esprimere visioni non allineato al copione generale erano molto più rassicuranti per il potere reale, a parte ovviamente i chierici del neoliberismo finanziario, ovvero Monti e Draghi che sono stati direttamente utilizzati.

Tutto questo ha fatto si che Berlusconi sia stato l’unico politico europeo di spicco, per non dire occidentale a ricordare che non è stato Putin a volere la guerra, che bisogna andare a vedere i fatti precedenti   e che la strada maestra era la diplomazia e la pace. Praticamente si è trattato dell’ultima sua dichiarazione politica che ha spiazzato i vecchi pacifisti che una volta lo contestavano,  ormai finiti nelle trincee della confusione

fonte:

Di BasNews

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