Forse Babbo Natale abita in Lapponia, forse risiede al Polo Nord o forse non ha casa, è la banalizzazione anglosassone di un demone inquieto e falso buonista che calza come un guanto al ruolo storico di quel mondo. In compenso sappiamo benissimo dove ha le sue fabbriche: econdo i dati estratti dal database Comtrade delle Nazioni Unite , la Cina rappresenta il 66% delle esportazioni globali di set di illuminazione per alberi di Natale e il 90% delle esportazioni di altre decorazioni natalizie, escluse candele e alberi naturali. Se poi ci mettiamo che rappresenta il 75 per cento della produzione di giocattoli per bambini e l’85 per cento di quelli per adulti, segnatamente i trastulli elettronici, si può proprio dire che Babbo Natale abita in Cina e magari ha l’abito rosso per problemi di agibilità produttiva. Con un valore totale delle esportazioni di 11,1 miliardi di dollari nel 2022, l’industria natalizia cinese fa impallidire quelle della Cambogia e dei Paesi Bassi, al secondo e terzo posto.
Ora questa non sarà una notizia economica importante, forse non è nemmeno una notizia, ma ci dice molto di più di mille giornali economici o bollettini di borsa: ci dice che tutto ciò che fa parte dell’addobbo della più importante festività sociale e religiosa dell’occidente viene prodotto fuori dall’occidente stesso e per giunta da Paesi che rappresentano tradizioni e culture radicalmente diverse. Qui non si tratta affatto di ideologia globalista come subito penserebbe il cretino di turno che non riesce più a pensare fuori dagli scemi imposti, si tratta invece del fatto che la finanziarizzazione del capitalismo, non sa più nulla di produzione e nemmeno ne vuole sapere, che pensa di dominare il mondo con la sua carta colorata chiamata denaro e ormai in via di essere sostituito da una nuvola di niente, ma in realtà è dominato da chi produce i beni che gli sono essenziali. E’ un po’ la dinamica hegeliana servo padrone che in questo periodo sta cambiando di polarità.
La festa di Natale fu inventata dai cristiani sulla matrice di quella romana e pagana del Sol Invictus che si svolgeva nei giorni in cui le giornate ricominciavano ad allungarsi, scacciando il presagio di morte della natura. Ma non si trattava solo di sostituirsi alla tradizione classica precedente, ma di rispondere al successo che stava avendo a Roma il culto di Mitra, un’altra religione orientale di origine persiana e indiana che per qualche verso aveva affinità col cristianesimo e col ciclo morte – rinascita. Insomma Natale nacque come operazione di marketing religioso per spodestare un culto che si era diffuso su tutto il territorio dell’Impero e che ha lasciato molti segni, per esempio la tauromachia che deriva dalla tauroctonia, il rito principale del mitraismo. Ma ciò che qui ci interessa è che molti manufatti necessari ai culti e alle feste di Mitra provenivano dall’oriente, non erano fabbricati nell’impero, ma importati benché la tecnologia fosse piuttosto sviluppata nell’impero, compresse macchine per la riproduzione esatta di manufatti tridimensionali come le sculture. Ma stiamo parlando già del quarto secolo quando l’impero era in totale decadenza e Costantinopoli stava di fato sostituendo Roma. Il mitraismo fu distrutto da Teodosio, dopo secoli di diffusione, ma si era già agli ultimi anni dell’impero, anzi di fatto esso esisteva più formalmente che concretamente. Andando a spasso per la storia questo fatto di importare cose che hanno una qualche centralità della vita delle persone è un segno tipico degli imperi in declino: è stato così per la Cina del 1700 che adesso si sta prendendo una colossale rivincita, è stato così per la Spagna, è stato così per l’impero Mogol e sarà così anche per l’impero anglosassone. Ti prego Babbo Natale, portaci questo tuo ultimo regalo e poi sparisci.
fonte:https://ilsimplicissimus2.com/2023/12/22/babbo-natale-abita-in-cina/