Non siamo più nel campo delle ipotesi estreme, ormai il taglio delle forniture del gas dalla Russia e la necessità di introdurre misure di austerity sono una certezza. Al punto che il governo italiano avrebbe già predisposto un piano di razionalizzazione dell’energia.
Nei giorni scorsi era stata la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen a dichiarare pubblicamente che il blocco delle forniture di gas dalla Russia è scontato e che quindi si rende indispensabile predisporre dei piani di emergenza da parte della Commissione essendo diversi i Paesi europei russo-dipendenti in campo energetico.
Adesso scopriamo che il governo italiano sta studiando misure di austerity che il quotidiano Open ha anticipato.
Quali sono? Eccole elencate:
nelle case temperatura dei termosifoni ridotta di 2 gradi e paletti sugli orari;
coprifuoco sull’illuminazione in casi estremi;
taglio all’illuminazione dei lampioni nelle città e nei musei (fino al 40%);
chiusura anticipata degli uffici pubblici;
riduzione del riscaldamento a 19 gradi negli uffici pubblici;
chiusura anticipata dei locali privati (alle 23);
chiusura anticipata dei negozi (alle 19);
riduzione del gas e delle elettricità alle imprese “interrompibili”.
Se ci sarà il blocco delle forniture automaticamente scatteranno queste misure che costeranno sacrifici agli italiani. Un piano di emergenza pronto ad essere attuato in caso di necessità.
“In casi estremi – rivela Open – si pensa di ridurre l’orario degli uffici pubblici alle 17,30. In parte l’austerity è già scattata: dal primo maggio scorso e fino al 30 aprile 2023, le temperature negli uffici pubblici non potranno essere superiori ai 19 gradi di inverno e inferiori ai 27 d’estate. Il coprifuoco dei locali e dei negozi costituirebbe il passo ulteriore. Gli esercizi commerciali serrerebbero le saracinesche alle 19, e questo dovrebbe valere anche per quelli che vendono beni alimentari ma non per le farmacie. I locali pubblici avrebbero il coprifuoco alle 23. Questa nuova regola sarebbe valida per bar, ristoranti, pub e discoteche”.
Il tutto in attesa che l’Europa coordini interventi unitari che permettano ai Paesi in difficoltà di poter affrontare la crisi energetica senza eccessivi disagi.
E dopo venti anni di campagne ambientaliste contro il carbone considerato la causa principale dell’inquinamento globale, ecco che nel piano di emergenza è previsto anche un aumento dell’utilizzo di energia carbonifera oltre che di quella proveniente dalle trivellazioni; la dimostrazione più evidente di come l’ideologismo green e le utopie ecologiste fanno a pugni con la realtà, quando si dipende energicamente da Paesi che si possono permettere il lusso di chiudere i rubinetti e lasciarci a secco.
Una risposta chiara di Mosca alle sanzioni europee che l’Italia di Draghi ha avvallato per compiacere gli Stati Uniti e la Nato, salvo poi scoprire di essere fra i Paesi maggiormente dipendenti dalla Russia e fra quelli più colpiti dalle rappresaglie economiche di Putin. E dopo averci raccontato che non c’era nulla da temere, dopo essere andati in pellegrinaggio in Algeria a cercare nuovi partner commerciali, ora ecco arrivare i sacrifici per gli italiani costretti a subire il costo di scelte internazionali che l’Italia ancora una volta ha assunto andando contro i suoi stessi interessi.
Il bello è che l’Italia e altri Paesi della Ue si sono aperti al mercato energetico russo fino a diventarne dipendenti, perché il prezzo del gas americano era sempre più insostenibile e Mosca offriva una via di distribuzione meno onerosa e con minori investimenti. Poi ci chiediamo perché gli Usa inviano armi all’Ucraina e fanno di tutto per non favorire alcun negoziato con Mosca. Come nel celebre film di Alberto Sordi “finché c’è guerra c’è speranza”….sì, di incassare miliardi dall’Europa in ginocchio.
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