Il gasdotto Nordstream 2 è stato progettato per collegare direttamente Russia e Germania, consentendo al venditore di far transitare il gas verso l’Europa occidentale senza pagare tasse a Ucraina e Polonia. E all’acquirente di comprarlo a un prezzo più basso e conveniente. Un’infrastruttura strategica voluta fortemente da Angela Merkel, la cui costruzione è costata a russi e tedeschi 12 miliardi di dollari, portata avanti nell’interesse di due paesi economicamente complementari e nonostante la ferma contrarietà di Ucraina, Polonia e soprattutto Stati Uniti.
Un’opposizione motivata dallo storico timore americano (e polacco) di una saldatura continentale russo-tedesca, vera minaccia all’egemonia globale statunitense. Difronte a questa chiarissima convergenza di interessi però politica e stampa occidentali, insieme ai loro corifei e giullari di corte, stanno cercando di convincere l’opinione pubblica che far saltare in aria il gasdotto fosse nell’interesse di Putin. Incredibile.
Ma ancora più strabiliante è constatare come l’intera schiera di eurosciroccati che per vent’anni ci hanno parlato di politica estera comune, di Stati Uniti d’Europa eccetera oggi, difronte a un atto terroristico dal mandante cristallino, un deliberato atto di aggressione militare che distrugge qualunque prospettiva di politica energetica autonoma europea e ne mette in ginocchio l’intera economia, non proferiscano mezza parola in difesa degli interessi dell’Ue.
In assenza di queste parole, quindi, diventa chiarissimo come l’intera costruzione europea non sia mai stata nemmeno lontanamente nella condizione di coltivare sogni o progetti di autonomia da chi l’Europa l’ha prima invasa, poi rasa al suolo e infine ricostruita e controllata politicamente per settant’anni. Folli i tedeschi a cullare sogni imperiali basati su uno strapotere continentale concesso e non conquistato. Idioti gli altri a seguirli su questo terreno impraticabile. Perché un viceré non può diventare imperatore. E una colonia non può farsi Stato. A meno di non essere disposta ad andare in guerra contro l’impero che la controlla.
La funzione dell’unione europea diventa quindi finalmente chiara a tutti: un mega stato cuscinetto creato con un unico scopo: frapporsi militarmente e fisicamente all’URSS prima e all’asse Sino-russo poi. Retto sul presupposto che fosse possibile strappare definitivamente la Germania alla sua storica proiezione verso oriente, imbrigliandola economicamente a ovest con la garanzia di prosperare sfruttando in forme e misure diverse i paesi membri baltici, orientali ed euromediterranei. Un privilegio che però al momento opportuno rivela avere un conto salatissimo da pagare.
Preso atto di queste verità inconfutabili le prospettive che si parano davanti sono sostanzialmente tre:
– accettare lo stato di cose e andare alla terza guerra mondiale. Trasformando i popoli europei nel bersaglio di un conflitto termonucleare nell’esclusivo interesse americano;
– accelerare il processo di unificazione Ue con l’obiettivo di perseguire unicamente gli interessi europei (inevitabilmente germano-centrici) e il concreto rischio di scontrarsi militarmente con gli USA. Praticamente la riedizione moderna del progetto nazista;
– sciogliere immediatamente l’Ue, dichiarare la neutralità dei suoi ex membri nel conflitto in corso, ridiscutere le relazioni intra ed extra europee su base paritetica e lasciare da soli gli “alleati” americani a giocare alla guerra totale sulla pelle altrui. Ma accettando il concreto rischio di svolte autoritarie e/o militari nei paesi strategici.
In ogni caso sta per avverarsi quanto abbiamo ripetuto per dieci anni: la costruzione europea e i suoi squilibri interni porteranno inevitabilmente alla fine della democrazia e alla guerra sul continente. Se sarà mondiale o civile molto dipenderà, ancora una volta, dalla Germania. Un paese che da ieri ha un unico e urgentissimo problema: lottare per sopravvivere industrialmente, economicamente e come entità statuale unitaria.
Vada come vada non finisce bene. E l’averlo previsto e ripetuto fino allo sfinimento vi assicuro che non è per niente una consolazione.
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