di Gennaro Giansanti
L’annuncio delle dimissioni del Direttore scientifico dell’Irccs-Crob, Prof. Alessandro Sgambato, per ritornare alla sua attività di docente e di ricercatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, lascia l’amaro in bocca a quanti hanno creduto ad un rilancio immediato dell’Istituto. Proprio il Prof. Sgambato, è stato più degli altri dirigenti e dello stesso Assessore regionale alla Sanità, Fanelli, ad infondere fiducia e speranza per un cambio di passo che superasse la fase di stallo, le difficoltà, la cattiva gestione e gli episodi di malasanità, che la scorsa primavera provocarono la bufera mediatica ed il conseguente danno d’immagine. Infatti, il 1° luglio scorso, durante un affollato incontro pubblico organizzato dall’Amministrazione Civica di Rionero in Vulture, per placare gli animi degli operatori sanitari, dei pazienti e dell’opinione pubblica, riconobbe limiti ed errori, certamente non riconducibili alle sue responsabilità, esaltando e documentando nel contempo, anche i risultati positivi e gli sforzi profusi per ottenere la riconferma di Irccs, sancita dal D.M. del 9.6.2022 per la disciplina di oncologia al Crob. Il Prof. Sgambato lascia il suo incarico con due anni di anticipo dopo essersi battuto fin dall’inizio affinché il Crob non solo venisse riconfermato Irccs, ma che potesse volare alto senza limiti e senza ostacoli, infatti, a solo due mesi dal suo insediamento, il 12.7.2019, fu protagonista insieme all’ex D.G. Giovanni Bochicchio (N.A. costretto alle dimissioni anticipate) di una storica audizione in IV Commissione del C.R., dove Bochicchio ribadì le preoccupazioni di tanti, compreso quelle del sottoscritto che paventava un mancato riconoscimento come Irccs, lamentando fra l’altro, lo scarso impegno sugli investimenti. Ad esempio, per il progetto AMORe (Alleanza Mediterranea per l’Oncologia in Rete) Bochicchio riferiva: – “sono stato costretto ad utilizzare fondi per alcuni lavori della vecchia programmazione, al contrario, i miei omologhi degl’Irccs di Napoli e di Bari, hanno ricevuto dalle loro Giunte regionali ingenti investimenti per favorire questo importante progetto”. Mentre, dal canto suo, il Direttore Scientifico, Dott. Alessandro Sgambato sottolineava: – …necessita che l’Irccs-Crob debba garantire un’assistenza di qualità e una ricerca clinica di eccellenza, per il raggiungimento di standard altamente qualitativi, nel rispetto di quelli prescritti a livello ministeriale, ciò, è indispensabile – precisava – per vedere riconfermato il riconoscimento di Irccs. Quindi, i due dirigenti invitavano le autorità regionali ad intervenire massicciamente e senza indugi, al fine di superare le difficoltà e i ritardi, inoltre, Sgambato individuava tra le prime azioni da mettere in campo, quella di rafforzare la Chirurgia e riconoscere al Crob la centralità per i percorsi diagnostici. (Qualcosa sarà andato storto, visto quanto è successo nella scorsa primavera). Siccome sono alquanto scettico sul reale motivo della decisione del Prof. Sgambato, mi piace rammentare a me stesso e all’opinione pubblica regionale, quanto di lodevole dichiarò il professore al “Sito T3 INNOVAZION” in una intervista del 30.8.2019 a solo tre mesi dal suo insediamento: D. – A pochi mesi dalla sua nomina a Direttore Scientifico dell’IRCCS – CROB di Rionero in Vulture, quale pensa possa o debba essere il futuro di una struttura ritenuta punto di riferimento nel sistema salute della regione Basilicata? R – Il futuro del CROB, se non si vuole rischiare di perdere il “riconoscimento del carattere scientifico” da parte del Ministero della Salute e/o l’accreditamento OECI, è di esercitare in pieno il suo ruolo di Centro di Riferimento regionale per le patologie oncologiche e che trovi finalmente realizzazione la Rete Oncologica di Basilicata. Le prospettive terapeutiche e la caratterizzazione molecolare dei tumori solidi, la realizzazione di farmaci e tecnologie diagnostiche innovative e l’individuazione di nuove strategie diagnostico/terapeutiche, sono solo alcune delle linee di ricerca condotte dall’IRCCS-CROB, che hanno consentito all’Istituto di raggiungere la notorietà scientifica attuale. D. – Esistono margini di miglioramento sull’impatto che le attività condotte dall’IRCCS-CROB possono avere sul territorio e sulle politiche regionali? R – Sicuramente. Ma dipende molto dal ruolo che la Regione vorrà concretamente attribuire al CROB all’interno del Sistema Sanitario Regionale. L’auspicio è che si possa realizzare al più presto la Rete Oncologica di Basilicata con l’affidamento al CROB del coordinamento di tutte le attività ad elevata qualificazione e della organizzazione dell’oncologia sul territorio. L’implementazione della Rete Oncologica permetterebbe la realizzazione di una rete di servizi in grado di prendere in carico il paziente fin da prima della diagnosi oncologica e seguirlo in modo efficace per tutto l’iter diagnostico-terapeutico. Una simile organizzazione – ribadiva – garantirebbe a tutti i cittadini lucani equità di accesso alle cure oncologiche consentendo di abbattere i tempi di attesa diagnostici e terapeutici e di limitare la migrazione sanitaria. In conclusione, temo che la pienezza di tali aspirazioni ha avuto ostacoli insormontabili, spegnendo l’entusiasmo del professore, fino alla decisione di chiudere la sua esperienza al Crob con il solo risultato, non del tutto scontato, di aver conseguito l’obiettivo della riconferma di Irccs e di lasciare al proprio destino il futuro di una creatura continuamente sotto assedio. Professore, dal mio punto di vista le motivazioni delle sue dimissioni sono poco credibili, se si considera il lascito dichiarato, che avrebbe potuto renderla ulteriormente protagonista di quel rilancio da lei auspicato per far volare alto l’Irccs-Crob.