Terminata l’emergenza covid sembra che nelle ultime settimane ne stia subentrando un’altra, ovvero quella legata alle infezioni da streptococco. A Roma, in particolare, le farmacie sono state prese d’assalto per richiedere tamponi e antibiotici contro lo streptococco. L’infezione si trasmette per contatto diretto con le secrezioni provenienti dalla gola o dal naso di persone infette o con lesioni cutanee infette. E si manifesta con mal di gola persistente, tonsille ingrossate con presenza di placche, febbre, difficoltà a deglutire, mal di testa, stanchezza e anche episodi di vomito e diarrea. I pediatri tuttavia invitano alla calma, ma ormai sembra partita una vera e propria psicosi collettiva. Ne abbiamo parlato con Giulio Tarro, primario emerito dell’Ospedale Cotugno di Napoli, allievo di Albert Sabin, inventore del vaccino contro la poliomielite, e proclamato miglior virologo dell’anno nel 2018 dall’Associazione internazionale dei migliori professionisti del mondo.
Professore, c’è realmente un allarme streptococco in Italia? Sembra che i casi fra i bambini siano in sensibile aumento.
“Ci sono una ventina di agenti patogeni attualmente in circolazione, fra i quali anche lo streptococco che ci riporta con la mente al periodo della scarlattina. Poi ci sono anche altri agenti come lo pneumococco e gli adenovirus con le varianti benigne del covid, senza escludere poi il virus respiratorio sinciziale su cui i pediatri già da mesi hanno concentrato le maggiori attenzioni. Ma tenga conto che non c’è da fare alcun tipo di allarmismo, perché ci sono cure efficaci per tutto”.
Quindi anche lei ritiene ingiustificati gli allarmismi?
“L’allarme è in parte giustificato, anche perché lo streptococco come detto, in passato è stato in alcuni soggetti il principale agente della scarlattina che parte infettando le tonsille e poi, come si diceva una volta, arrivava a mordere il cuore. Oggi fortunatamente disponiamo però di un’ampia gamma di antibiotici che ci permettono di combattere l’infezione sin dall’inizio, evitando quindi le complicazioni. Piuttosto sugli antibiotici ci sarebbe da aprire un capitolo a parte”.
Perchè?
“Il 25 aprile uscirà una monografia da me curata che è già reperibile online che ha come tema la resistenza agli antibiotici”.
Vuol dire che molti antibiotici potrebbero rivelarsi inefficaci?
“Sulla resistenza agli antibiotici negli ultimi tempi c’è stato un abbassamento della guardia, nonostante prima del covid le Nazioni Unite avessero indetto proprio una giornata dedicata a questo argomento con il fine di porre rimedio ad una situazione che soprattutto da noi è molto frequente negli ospedali. Lo dimostrano i dati. Ogni anno abbiamo circa 50mila soggetti morti proprio a causa di questa resistenza a livello ospedaliero. Capisce bene che questo problema non può non diventare obiettivo predominante della società americana di microbiologia dove già la precedente presidente che era una donna aveva fissato come obiettivo l’azzeramento entro il 2050 del tasso di mortalità provocato proprio dalla resistenza agli antibiotici”.
Che fare quindi?
“E’ fondamentale prima di assumere antibiotici sottoporsi al test antibiogramma che permette di valutare il tasso di resistenza del microrganismo responsabile dell’infezione. Gli antibiotici vanno scelti misurando il grado di sensibilità del microrganismo, prediligendo quelli cui è più sensibile per favorirne la rimozione, e non quello verso cui è più resistente. Non si può procedere alla cieca rischiando di prendere dei farmaci del tutto inefficaci”.
Oltre allo streptococco sembra che a preoccupare sia pure l’influenza aviaria. C’è chi teme che possa diventare una nuova epidemia. E’ d’accordo?
“Sembra che quella in circolazione sia un tipo di aviaria che desta preoccupazione. Tenga conto che questo tipo di infezione è sempre riconducibile alla specie dell’uccello acquatico di origine asiatica. Questo tipo di epidemie un tempo arrivavano a noi tramite sistemi naturali, oggi invece attraverso i moderni sistemi di comunicazione aerea che permettono una diffusione maggiore e in tempi più brevi, facilitando gli spostamenti dalla parte opposta dell’emisfero. Tuttavia non ci dobbiamo far prendere troppo dal panico perché sappiamo come agire. Le cure le abbiamo, quindi non si tratta di una malattia ignota come lo era il covid che inizialmente non sapevamo come gestire e affrontare”.
Infatti sembra che l’Europa si stia già attrezzando acquistando i relativi vaccini per non farsi trovare impreparata.
“La strategia vaccinale mi sembra la meno opportuna visto che andremo ad utilizzare vaccini precedenti che non è detto si rivelino poi efficaci anche in presenza delle mutazioni. Del resto è ciò che abbiamo già visto con il covid”.
Per quanto riguarda invece la stagione influenzale in corso, ha avuto efficacia la campagna vaccinale iniziata in autunno?
“Il mio maestro Albert Sabin era contrario a somministrare vaccini vecchi su epidemie influenzali future o in corso d’opera. Quindi sono sempre più convinto che vaccinare, per giunta con vaccini impostati su ceppi precedenti, non sia la soluzione giusta e più efficace sul piano sanitario. Perché noi sappiamo ciò che c’è stato precedententemente, ma poiché i virus mutano e si adattano all’organismo non è detto che la stessa terapia possa riprodurre automaticamente gli stessi effetti di prima. Poi resto dell’idea che l’influenza non costituisca un’emergenza tale da giustificare una campagna vaccinale così massiccia, visto che abbiamo già le terapie”.
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