di Alessandro Di Battista*

La Russia non sta invadendo l’Ucraina. Poi, per carità, tutto può accadere ma credo che Putin (e non solo) tutto voglia fuorché una guerra. Oltretutto se per le truppe russe invadere l’Ucraina potrebbe esser semplice, controllare un territorio vasto e in gran parte ostile ai russi è un’operazione impossibile. Ieri la Russia, in una fase di stallo dei negoziati, si è limitata a formalizzare l’esistenza (dunque riconoscere) di due repubbliche separatiste e russofone: la Repubblica Popolare di Doneck e quella di Lugansk. Si tratta di territori che la Russia controlla politicamente e militarmente da otto anni. Nulla di nuovo dunque e, per adesso, nulla di particolarmente preoccupante (posto che in tali contesti la situazione può sempre precipitare velocemente).

La Russia, giustamente, chiede garanzie riguardo la neutralità futura dell’Ucraina. Un’eventuale entrata (oggi impossibile ma domani chissà) dell’Ucraina nella NATO rappresenterebbe una minaccia inaccettabile per Mosca. Come inaccettabile (tant’è che si arrivò a rapidi negoziati) fu l’istallazione di impianti missilistici sovietici a Cuba, a poche centinaia di km dalla Florida, nell’ottobre del 1962.

E’ difficile che la Russia possa ottenere un documento scritto (un trattato, per intenderci) che attesti un assoluto diniego da parte della NATO di aprire in futuro le porte all’Ucraina. Ad ogni modo con la mossa di ieri, definita da una serie di analisti, più teatrale che sostanziale, Putin allontana per qualche anno tale ipotesi. D’altro canto come potrebbe mai la NATO fare entrare nell’alleanza un paese che non controlla il proprio territorio?

Io resto dell’idea che agli USA convenga trattare e che, oggi più che mai, siano alla ricerca di un compromesso con Mosca. Putin, ancora una volta, sta vincendo la partita dal punto di vista tattico. Certamente gli USA (cosa che ormai accade da diversi anni) stanno sbagliando diverse mosse. In più l’Unione europea, nata, lo ricordo, per affrancarsi dal giogo di Washington, pare non esistere. Eppure, fino a prova contraria, l’Ucraina e anche la Russia, per lo meno fino agli Urali, si trovano nel vecchio continente.

Incommentabili invece le dichiarazioni di alcuni nostri leader politici. Uno su tutti? Enrico Letta. Il segretario del partito nato dalle ceneri di quel PCI che, soprattutto negli anni di Berlinguer, dimostrava coraggio e combatteva per un sano (e oggi più che mai) prezioso multilateralismo, ha osato dire: “i confini cambiati con le armi e la forza sono tutto ciò contro cui lottiamo e lotteremo”. L’ha detto davvero. L’ha detto il segretario del partito che ha avallato tutte le guerre di invasione mascherate da missione di pace. Guerre sporche ma narrate come fossero umanitarie. E’ lo stesso segretario che mesi fa si precipitò a Portico d’Ottavia insieme ai leader di tutti i partiti di destra (e ahimè anche ad alcuni esponenti del M5S) per manifestare l’assoluta fedeltà verso il governo di Israele. Ricordo che i governi israeliani usano armi e forza per cambiare i confini dei territori da decenni. Lo fanno a scapito del popolo palestinese, un popolo inerme, dimenticato, povero, senza uno Stato riconosciuto, senza una propria moneta e sotto apartheid. E lo fanno nel silenzio generale. E’ proprio vero che oggigiorno il contrario della verità non è la menzogna ma l’ipocrisia.

P.S. Ad oggi neppure Washington sta pensando a nuove sanzioni alla Russia. Semmai intende sanzionare le repubbliche indipendentiste del Donbass. Sono alcuni leader europei, al contrario, a chiedere durezza contro Mosca ignorando che nuove sanzioni alla Russia colpirebbero più l’Europa della Russia stessa e, oltretutto, spingerebbero ancor di più Mosca tra le braccia di Pechino. L’ennesimo storico errore capace di commettere l’Europa.


*Post Facebook del 22 febbraio 2022

fonte:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-alessandro_di_battista__ucraina_russia_e_interesse_nazionale_guerra_per_il_gas_e_controinformazione/39602_45264/

Di BasNews

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