Suona un po’ strano dire “lo scorso anno” anche se son passate poche ore dalla sua conclusione, ma insomma lo scorso anno, mentre si preparavano i mortaretti  è andato distrutto il comando della Nato a Kiev ed è morto all’età di cento anni l’ex presidente Jimmy Carter. Sono due avvenimenti in qualche modo simbolici, il primo dal significato ovvio, il secondo meno leggibile perché pochi ormai conoscono il nome di questo inquilino della Casa Bianca dal ’77 all’81 che generalmente passa per un presidente di passaggio, poco incisivo e anche sfortunato perché si trovò a gestire l’assedio dell’ambasciata americana a Teheran con il disastro dell’operazione militare messa in piedi per liberare il personale in ostaggio. Dovette anche vedersela con l’invasione sovietica in Afghanistan, evento che vide nascere  per mano americana il terrorismo di stampo mussulmano.

In realtà proprio Carter è alla radice della situazione attuale di scontro, fu lui a scegliere come consigliere per la sicurezza nazionale  Zibigniew Brzezinski, suo “collega” nella Trilateral che impostò la strategia di accerchiamento della Russia di cui la vicenda ucraina è l’ultimo capitolo. Questo esule polacco finì per subornare completamente sia il produttore di noccioline giunto alla Casa Bianca come outsider, anche se appoggiato dai Rockfeller, sia tutto l’ambiente politico americano a cominciare proprio dal partito democratico di cui Carter era un esponente. Egli impiantò nel cuore di Washington  la tesi che non si dovesse cercare una distensione con l’Urss. Tale idea si basava su una visione storica grossolana e fuorviante, secondo cui non c’erano differenze tra Lenin, Stalin, Kruscev e chiunque fosse venuto dopo: la Russia era totalitaria e nemica  per natura, dunque anche dopo la caduta dell’Urss avrebbe continuato su questa strada. Perciò Putin, ancorché eletto, con le medesime modalità occidentali, rimane un despota. Cosa che peraltro sentiamo dire tutti i giorni dalle raffinate menti che fanno l’informazione.

La percezione cinica della Russia da parte di  Brzezinski continua a dominare il pensiero dei commentatori e degli studiosi che infettano i think tank di Washington e dell’Europa. Non importa che l’Unione Sovietica sia crollata e scomparsa. Secondo la tesi di Brzezinski non c’è differenza tra i sovietici degli anni ’70 e i russi degli anni 2000. Ma insomma è dalla presidenza Carter che cominciò la manovra di accerchiamento

Nel ’79 si disse che l’Unione Sovietica aveva invaso l’Afghanistan senza motivo, ma oggi sappiamo che si trattò di una reazione certamente eccessiva alle ingerenze americane nel Paese considerato dalla geopolitica anglosassone la chiave dell’Asia centrale. Lo stesso Brzezinski smentì che gli aiuti della Cia ai mujahadin iniziassero nel 1980, vale a dire dopo l’invasione dell’esercito sovietico del dicembre ’79 e come conseguenza della politica di Mosca. “La realtà, segretamente custodita fino ad ora, è completamente diversa. Infatti, fu il 3 luglio 1979 che il presidente Carter firmò la prima direttiva per gli aiuti segreti agli oppositori del regime filo-sovietico di Kabul. E proprio quel giorno scrissi una nota al presidente in cui gli spiegai che, secondo me, questi aiuti avrebbero indotto un intervento militare sovietico”.

Il finanziamento dei jihadisti in Afghanistan è iniziato sotto Carter, non Reagan. E a quale scopo? Per indebolire l’Unione Sovietica. Molti in Occidente credono che l’operazione della Cia per combattere i sovietici in Afghanistan abbia avuto un ruolo cruciale nella dissoluzione dell’Unione Sovietica e pensano  che si debba continuare la guerra in Ucraina per forzare il crollo della Russia di Putin. La dottrina Brzezinski continua ad operare nonostante il suo ideatore sia morto sette anni fa, non prima di aver dato la sua benedizione all’operazione Maidan.

Certo Carter ha ricevuto il premio nobel per la pace per gli Accordi di Camp David, che hanno posto fine alle guerre tra Egitto e Israele, ma ha svenduto i diritti del popolo palestinese che oggi viene massacrato all’interno della stessa logica che ha portato alla guerra in Ucraina. Ora il quartier generale della Nato a Kiev è un buco nero, mentre nella persa e folle Europa si recita Ah Dieu que la guerre est jolie.

fonte:

Di BasNews

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