“Le zone dove si trovano i maggiori insediamenti agricoli stranieri. Se i russi arrivassero al Dnepr, il 40% di queste proprietà sarebbe persa.”
Come ho scritto ieri la questione del grano ucraino a prezzi stracciati ha provocato una dura reazione polacca che per rivalsa ha bloccato l’invio di armi a Kiev, cominciando a mettere in crisi il “sistema di ricatto” europeo tanto più che una posizione simile è stata assunta da Ungheria e Slovacchia che si sono rifiutate di obbedire a Bruxelles e non importano grano ucraino a prezzo stracciato destinato a distruggere le loro agricolture. Questa vicenda iniziata l’estate scorsa con le notissime e aberranti accuse alla Russia di affamare il mondo, mentre è dimostrato che tutto il grano è finito in Europa, proseguite sfruttando le rotte del grano per azioni belliche, continua imperterrita facendo sospettare che dietro ci sia qualcosa di più. E in effetti c’è molto di più della squallida e bugiarda narrazione pseudo umanitaria adottata dall’Ue: perché di fatto in Ucraina non esiste più un’agricoltura, ma contadini pagati ancor meno dei neri nei campi di pomodoro, da aziende e investitori americani, sauditi, tedeschi e olandesi.
È noto che il governo dell’Ucraina ha concluso un accordo con il più grande gestore patrimoniale del mondo BlackRock per una fantomatica ricostruzione del Paese che serve come specchietto per le allodole ai milieu politici delle varie nazioni europee come una vaga carota da sventolare davanti agli occhi di elettori disorientati. È ormai anche risaputo che il regime di Kiev ha consentito la vendita di vaste superfici agricole a investitori occidentali tra co società dietro le quali si nasconde l’immancabile Bill Gates: queste “imprese agricole” hanno ormai accumulato dai giorni di Maidan – qualcosa come 8 milioni di ettari, una superficie pari all’intera pianura padana. Dunque la faccenda del grano perde i contorni con i quali la si presenta e mostra invece le stigmate di un’acquisizione di mercato sotto copertura politica. Si tratta di distruggere con prezzi stracciati le agricolture europee per poi – una volta raggiunto l’obiettivo – cominciare a fare lauti guadagni. Il tutto dentro il calderone della guerra che nasconde e confonde ogni cosa.
Poi i oltre al grano ci sono molti altri prodotti ucraini che vengono attualmente svenduti: i semi di colza e di girasole in parte già trasformati in olio, la farina, il miele, alcuni prodotti a base di carne e le uova, insomma gran parte degli alimenti di base che prefigurano un vero e proprio piano di conquista del mercato da parte del grande capitale internazionale, cioè sostanzialmente quello nordamericano, anche se la presenza di una piccola parte olandese diventa molto significativa visto che il governo di quel Paese è impegnato a vietare l’agricoltura sulla base di vere e proprie idiozie pseudo climatiche. Che ci sia qualcosa, anzi molto da nascondere lo testimonia il fatto che il divieto di importazione del grano ucraino – stabilito a maggio dalla Ue – è stato improvvisamente revocato dopo un colloquio telefonico tra Zelensky e la von der Leyen, cioè tra un assassino e una ladra. Mi viene in mente che l’atroce massacro cui Zelensky, costringendo gli ultimi ucraini rimasti, ad attaccare inutilmente le postazioni russe, abbia anche il fine di ritardare una possibile offensiva di Mosca che potrebbe sottrarre territori già di proprietà di qualche multinazionale. O in alternativa sia un disperato tentativo di arrivare a un tavolo di trattative che non solo preservi “l’onore degli Usa” peraltro mai esistito, ma anche queste proprietà.
Francamente è difficile trovare una guerra dove il nesso tra chi muore e chi si arricchisce sia così straordinariamente scoperto ed evidente. Ma ormai è anche chiaro che le società europee sono sottoposte ad un feroce attacco da parte del capitale internazionale tramite interposta ucraina.
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