di Claudia Pretto[1] e Gandolfo Dominici[2]


L’Europa è sull’orlo del collasso energetico. L’economia europea, già provata dal rallentamento delle supply chain a causa delle restrizioni Covid, prima, e della situazione geopolitica con la Russia oggi, rischia di subire danni permanenti.  L’aumento dei prezzi del gas e dell’elettricità erode la competitività delle imprese e le costringe a chiudere o a trasferire le operazioni altrove. La minaccia a lungo termine si aggiunge ai rischi di recessione a breve termine in quanto le aziende devono scegliere tra ridurre la produzione costosa o assorbire le perdite[3]. L’accesso all’energia e al gas è ascrivibile al diritto di accesso alle risorse necessarie per la sussistenza dei singoli individui e del tessuto economico di un paese, di conseguenza l’accesso all’energia è basilare per poter garantire tutti gli altri diritti propri di una società libera e democratica[4].

La situazione è drammatica come descrive in una recente intervista il Dr. Mario Pagliaro del CNR[5]. I dati mostrano che l’Italia sta consumando un quarto del gas che utilizza usualmente in appena 15 anni l’Italia ha infatti ridotto di quasi un quinto i propri consumi con un crollo ancora più repentino nell’ultimo anno. Tale crollo è dovuto alla riduzione del consumo delle aziende. Questi dati sono allarmanti perché dimostrano come le aziende italiane abbiano ridotto, e in alcuni casi interrotto totalmente, le loro produzioni.  Con i prezzi altissimi dell’energia, infatti, il sistema produttivo non è più competitivo in molti settori.

In linea di principio e di diritto, lo Stato è chiamato, anche ai sensi del Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, a garantire che i propri cittadini e le attività economiche presenti sul proprio territorio, possano avere accesso alle risorse necessarie alla sussistenza e allo sviluppo individuale, collettivo e del sistema paese. Il “Patto Internazionale” relativo ai diritti economico sociali e culturali prevede che ogni Stato disponga delle proprie risorse naturali e imponga l’inviolabilità dei mezzi di sussistenza. Tale Patto garantisce inoltre, per ogni individuo, il diritto ad un livello di vita adeguato per sé e per la propria famiglia, quindi, il diritto di poter fruire delle forniture energetiche indispensabili per il normale fabbisogno quotidiano.

Per le Istituzioni dell’Unione Europea l’aumento dei prezzi è unicamente imputabile alla guerra in Ucraina. Secondo la propaganda dei media dell’establishment in particolare se oggi le nostre bollette sono alle stelle e il tessuto economico è ormai letteralmente alla “canna del gas” è tutto dovuto unicamente al conflitto in Ucraina la cui colpa sarebbe da attribuirsi ad un solo uomo: Vladimir Putin. 

Tuttavia la ragionevolezza ci porta a riflettere sul fatto che nulla nasce dall’oggi al domani, quanto accade rispetto al costo dell’energia e del gas non è la conseguenza improvvisa di un conflitto in atto bensì deriva dalle scelte politiche strutturali delle istituzioni europee e dei governi degli Stati membri.

Tra queste cause vanno annoverate: la privatizzazione del mercato dell’energia che ha tolto agli Stati la sovranità su un asset strategico fondamentale e la creazione di un mercato liberalizzato di fatto basato sulla speculazione finanziaria su titoli derivati. Lo spauracchio più recente di tale processo è di favorire il cosiddetto green deal[6] che porterebbe, in mancanza di una struttura industriale adeguata, ad una nuova dipendenza stavolta dalla Cina[7].

Ma come siamo arrivati a questo punto? E’ veramente tutta colpa di Putin?

La privatizzazione delle aziende che garantiscono l’accesso alla materia prima del gas ha avuto inizio gradualmente da diversi anni, dunque ben prima del conflitto in Ucraina. La crisi connessa alla guerra in Ucraina, le  rigidità delle sanzioni dell’Unione europea nei confronti della Russia, non sono che gli ultimi tasselli che hanno semplicemente svelato il velo di Maya che celava al cittadino europeo medio la piena comprensione del grande cambiamento in atto nel mercato energetico cioè il passaggio a contratti basati su degli indici che vengono determinati da speculazioni finanziarie su titoli derivati, contraddistinti da  una variabilità e da un rischio elevati che il consumatore che stipula il contratto di fornitura difficilmente può comprendere. In altre parole gli attuali contratti a prezzo variabile non sono propriamente contratti di fornitura di materie prime ma sono sostanzialmente contratti di natura finanziaria connessi al mercato dei prodotti finanziari dei derivati[8]

Il gas attraverso il processo della denazionalizzazione è stato via via  legato  a degli “ indici”, fra questi il famoso TTF:  Title Transfer Facility.  Il TTF è una specie di luogo di “scambio virtuale” di un cosiddetto sistema di entrata/uscita, in cui gli utenti della rete possono trasferire gas tra di loro. Il punto di scambio, denominato anche hub,   è solitamente gestito da un gestore del sistema di trasporto o da un altro soggetto designato dallo Stato membro, che gestisce le nomine per il trasferimento del titolo di proprietà del gas tra gli utenti della rete.  Una serie di prodotti sia virtuali che fisici (quando il gas deve essere consegnato in un determinato punto fisico) può essere scambiata per la consegna in hub, in Europa esistono diversi hub del gas. Per le istituzioni dell’Unione europea i mercati dei derivati, in particolare i contratti relativi alla fornitura futura di gas (ad esempio a un mese o a più lungo termine), sono essenziali affinché le imprese del gas possano coprirsi contro i rischi finanziari quando acquistano gas in mercati volatili.

Il sistema italiano è stato vincolato al TTF che ha sede Paesi Bassi[9] ecco perché è connesso alla borsa di Amsterdam, l’indice TTF è calcolato dalla società ICE[10] . Il TTF è precisamente un punto di negoziazione virtuale al quale fanno riferimento sia i contratti spot che i contratti future. I prodotti connessi al TTF (ossia i contratti che hanno il TTF come punto di consegna) sono disponibili negli scambi e in genere spaziano dai prodotti a breve termine (ad esempio, infragiornalieri, giornalieri, settimanali) ai prodotti con un orizzonte di consegna a diversi anni.  Gli scambi nel contesto degli hub possono avvenire anche fuori dalla borsa  e dunque vengono definiti OTC- Over the Counter[11] . Per quanto riguarda il TTF il prodotto definito più “liquido” è rappresentato dai  “TTF Gas Futures” , si tratta di prodotti finanziari olandesi con consegna entro il mese. Questi prodotti vengono negoziati sulla borsa “ICE Endex”, mentre sul cosiddetto “mercato a pronti”, ossia il mercato dei prodotti di durata pari o inferiore a un giorno, la borsa europea dell’energia (“EEX”) rappresenta il mercato più liquido[12].

E’ dunque evidente che i  cittadini dell’Unione europea si sono trovati in balia non tanto degli effetti della guerra in Ucraina e delle folli scelte dei propri politici, ma più che altro della cosiddetta guerra finanziaria degli indici del gas. La materia è decisamente complessa, ma intuitivamente, unendo tutti i pezzi del puzzle, qualsiasi cittadino ragionevolmente inizia a chiedersi perché gli vengono recapitate bollette stratosferiche a fronte di riserve di gas che dovrebbero già essere stoccate e perché i contratti sono modificati e hanno dei riferimenti quali il TTF e il PUN che sembrano al cittadino medio geroglifici incomprensibili. 

Ovviamente la modifica della natura stessa dei contratti, che sono diventati contratti finanziarsi legati a degli indici in borsa, è una questione di estrema rilevanza che se taciuta deve comportare delle conseguenze sul piano giuridico[13].

Come si è arrivati a questo paradosso?

Ripercorrendo il processo che ci ha portato alla situazione attuale vediamo che sin dal 1990 è stata perseguita, con gradualità diverse da Stato a Stato, una serrata politica volta alla denazionalizzazione e alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica e del gas[14]. Si è giunti a  creare un ente regolatore europeo denominato ACER –  European Union Agency for the Cooperation of Energy Regulators [15] , sono stati via via delineati diversi strumenti che mirassero appunto ad una armonizzazione basata su una graduale  privatizzazione del mercato del gas e della elettricità.  Il percorso di  denazionalizzazione e liberalizzazione del mercato della elettricità e del gas era stato attuato prima in paesi quali il Regno Unito, la  Francia la  Germania e la Svezia, con modalità diverse, ma le prospettive di crescita e ricchezza che erano state promesse non si sono mai concretizzate, gli scenari invece hanno condotto a non poche criticità rispetto appunto alla garanzia di tutela dei consumatori, alla effettiva crescita della ricchezza nei diversi paesi fino al climax attuale di crisi economica[16]. Parallelamente si è giunti, il 14 luglio 2021, alla pubblicazione del pacchetto “Realizzare il Green Deal europeo“,  per conseguire una riduzione delle emissioni di gas  effetto serra di almeno il 55 % e un’Europa climaticamente neutra entro il 2050.

Per quanto concerne il quadro storico italiano è stata cruciale la perdita del controllo delle aziende  nazionali. L’Italia ha assistito, prima alla privatizzazione dell’ENI, durante il governo Amato l’11 luglio del 1992[17] , poi  alla internazionalizzazione dell’ENI in quanto essa ha una partecipazione di aziende straniere, società finanziare straniere  come facilmente si può evincere da una banale visura anche accessibile online[18].

La compagine societaria dell’ENI è tale da insinuare il legittimo sospetto che, probabilmente, gli interessi economici dei cittadini italiani possano essere da diverso tempo non più la reale priorità di questo ente.

Ma chi dovrebbe controllare che siano rispettati gli interessi nazionali e dei cittadini?

 L’implementazione delle norme comunitarie in materia di liberalizzazione del mercato energetico italiano vede la presenza di enti di controllo : il Gestore dei Servizi energetici  (GME) e l’ Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) .  Il Gestore dei Servizi Energetici (S.p.A.) è una società interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il GME organizza e gestisce i mercati dell’energia elettrica, del gas naturale e quelli ambientali. Nell’ambito del processo di liberalizzazione del settore energetico, al Gestore dei Mercati Energetici S.p.A. (GME) sono state inizialmente affidate l’organizzazione e la gestione economica del mercato all’ingrosso dell’energia elettrica. Sul mercato dell’energia elettrica gestito dal GME (anche noto come Italian Power Exchange, IPEX), i produttori e gli acquirenti vendono e acquistano energia elettrica all’ingrosso[19].  ARERA gode dei più ampi poteri  di monitoraggio,  tuttavia il suo ruolo effettivo resta ambiguo in quanto si limita ad annunciare aumenti o diminuzioni[20], le sanzioni vengono annunciate, ma di fatto non vengono attivati veri strumenti effettivi di tutela[21]. Queste deboli “ azioni positive”, così come il tanto osannato  price cap,  non sono però minimamente sufficienti a rispondere in concreto alla crisi dell’accesso al gas e all’energia che travolge le famiglie e le imprese italiane, così come a poco serve il decreto legge 115 del 2022 convertito in legge. Si tratta di piccole manovre con effetti  blandi  che  non possono assolutamente sanare i problemi strutturali causati da decenni di politiche insensate dettate dall’agenda europea. Si continua quindi a  procedere alla cieca senza una visione strutturale della gestione degli asset strategici dando la colpa dei palesi fallimenti all’emergenza di turno.

Il 13 dicembre scorso è stata discussa dal Consiglio dei ministri dell’Unione europea una proposta di regolamento europeo[22] basata sull’accordo di massima raggiunto il 24 novembre 2022[23]. Tale proposta è però stata lasciata in standby per le tensioni fra alcuni governi. Il 19 dicembre i ministri dei diversi Stati membri hanno concordato di attivare un limite (il famigerato price cap) se i prezzi superano i 180 euro per megawattora per tre giorni sul contratto del primo mese dell’hub del gas olandese Title Transfer Facility (TTF)[24], c’è chi descrive, a ragione,  questo accordo ridicolo[25].  Facendo due calcoli infatti rispetto a quanto veniva pagato il prezzo del gas al metro cubo agli inizi del 2021 le cifre sono nettamente a svantaggio dei cittadini italiani e delle imprese ed attività italiane.  La proposta di  regolamento  europeo decantata il 13 dicembre scorso, prevede che un futuro meccanismo di correzione del mercato rispetti le seguenti misure di salvaguardia[26] :  dei diritti del consumatore ad essere informato in modo completo e consapevole delle variazioni contrattuali e del suo diritto  a poter ricorrere contro le clausole aleatorie. Tuttavia anche stavolta queste misure  non sembrano essere di ampio respiro e risolutive.

La proposta di regolamento europeo non tiene conto della  necessità di porre un limite all’utilizzo sfrenato dei derivati in ambito di aziende pubbliche anche se partecipate o comunque nel contesto dell’erogazione di un servizio necessario, quale appunto l’accesso alla energia e al gas[27].

Tale proposta, decantata come meravigliosa dai media e dai governi europei, si prefigge infatti solamente di porre dei temporanei freni all’aumento dell’indice TTF, fra l’altro solo dal 15.02.2023, e non sembra mettere minimamente in discussione la necessità di cambiare strutturalmente  la politica fallimentare dell’Unione Europea in ambito energetico. 

Le autorità europee non osano mettere in discussione che il mercato debba restare privato e “libero” (se libero si può definire un mercato soggetto a speculazioni finanziarie), pur timidamente ammettendo il grave rischio di speculazione e tuttavia si limitano a mettere vane e temporanee toppe; manca dunque una visione dei problemi sistemici e il coraggio di cambiare un sistema strutturalmente fallace. 

Le Istituzioni europee sembrano allontanarsi dalla reale volontà di ascoltare e rappresentare la popolazione dei singoli Stati membri, si crea a livello europeo la medesima distanza che si è venuta a creare negli anni a livello dei singoli Stati membri quando interessi esterni al rapporto tra popoli e governi hanno preso il sopravvento. Si è dunque in balia  per lo più interessi che sembrano essere ben diversi da quelli dei cittadini europei e della sostenibilità dell’Unione europea intesa come Unione di persone che si sentono parte di un organismo comune. 

What ever it takes”, la famosa frase proferita dall’ex Primo Ministro italiano Mario Draghi risuona oggi come una drammatica profezia: anche a discapito della sostenibilità e della capacità di sostentamento individuale dei cittadini europei.



NOTE

[1] PhD in Istituzioni e Politiche Comparate, già funzionaria agenzie delle Nazioni Unite e Internazionali, Ricercatrice indipendente in diritto internazionale e strumenti di tutela e monitoraggio dei diritti umani.

[2] Professore Associato di Business Systems e Marketing – Università di Palermo – esperto di Cibernetica Sociale – Editor in Chief della rivista scientifica Kybernetes – CV: https://gandolfodominici.it/

[3] L’economia europea rischia di subire danni permanenti, avverte la lobby degli affari francesi – Bloomberg

[4]  Placing Access to Energy Services within a Human Rights Framework Adrian J. Bradbrook and Judith G. Gardam Human Rights Quarterly Vol. 28, No. 2 (May, 2006), pp. 389-415 (27 pages) Published By: The Johns Hopkins University Press

[5] https://www.renovatio21.com/collasso-energetico-italiano-dati-sconvolgenti/

[6] Green New Deals: un male per gli americani e un male per gli europei | La Fondazione Heritage

[7] Gandolfo Dominici e Mario Pagliaro intervista di Franz Becchi su Byoblu, https://www.byoblu.com/2022/06/29/energie-rinnovabili-sovranita-energetica-a-che-punto-siamo/

[8]La speculazione nelle bollette di luce e gas, Il Manifesto, agosto 2022,    https://ilmanifesto.it/la-speculazione-nelle-bollette-di-luce-e-gas

[9]L’Italia può liberarsi di questa anomalia del sistema di formazione del prezzo del gas in maniera semplice e immeditata con una circolare di Arera. L’analisi di Salvatore Carollo per Rivista Energia, https://www.startmag.it/energia/italia-ttf-gas/

[10] https://www.theice.com/index

[11] I mercati Over The Counter in Italia si configurano come Organized Traded System. La CONSOB (Commissione nazionale per le società e la Borsa) può eseguire controlli periodici e sollecitare gli organizzatori e gli operatori a fornire dati e bilanci. A livello internazionale, gli OTC sono normalmente inquadrati come International Swap and Derivates Associations. La CONSOB può richiedere agli organizzatori, agli emittenti e agli operatori dati, notizie e documenti sugli scambi organizzati di strumenti finanziari (artt. 78 e 79 del TUF D.Lgs. 58/1998).

[12] Proposta di REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO che istituisce un meccanismo di correzione del mercato per proteggere i cittadini e l’economia da prezzi eccessivamente elevati COM/2022/668 def. EUR-Lex – 52022PC0668 – IT – EUR-Lex (europa.eu)

[13] Cfr L’omessa indicazione del mark to market nei derivati OTC: nullità in bilico tra indeterminatezza dell’oggetto e difetto di causa. (rivistapactum.it)

[14] Note sintetiche sull’Unione europea – 2022, www.europarl.europa.eu/factsheets/it

[15] ACER https://www.acer.europa.eu/the-agency/about-acer

[16] M. Heddenhausen, Privatisation in Europe’s liberalised electricity markets, the case of United Kingdom, France, Germany and Sweden, December 2007,   https://www.swp-berlin.org/publications/products/projekt_papiere/Electricity_paper_KS_IIformatiert.pdf

[17] https://archiviostorico.eni.com/aseni/it/

[18] https://www.eni.com/assets/documents/16_Allegato_H_prima_parte.pdf

[19] GME  https://www.mercatoelettrico.org/it/gme/info/profiloaziendale.aspx

[20] Gas: bolletta in aumento (+13,7%) per i consumi di novembre, https://www.arera.it/it/com_stampa/22/221202cs.htm

[21] https://www.adiconsum.it/contratti-luce-e-gas-sospese-le-modifiche-unilaterali/

[22] Consiglio straordinario “Trasporti, telecomunicazioni e energia” (Energia) – Consilium (europa.eu)

[23]Il Consiglio raggiunge un accordo sulla sostanza delle nuove misure sugli acquisti in comune di gas e su un meccanismo di solidarietà – Consilium (europa.eu)

[24] I paesi dell’UE concordano un tetto massimo al prezzo del gas per contenere le crisi energetiche | Reuters , 19 dicembre 2022

[25]  Morse dice che i numeri del prezzo del gas dell’UE sono “sciocchi” – Bloomberg, 19 dicembre 2022

[26] Cfr. considerando 18 delle conclusioni del 20/21.10.22: “Il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a presentare con urgenza decisioni concrete sulle seguenti misure supplementari, nonché sulle proposte della Commissione, dopo averne valutato l’impatto, in particolare sui contratti esistenti, compresa la non incidenza dei contratti a lungo termine, e tenendo conto dei diversi mix energetici e delle diverse circostanze nazionali: (…) c) un corridoio dinamico temporaneo dei prezzi per le transazioni di gas naturale per limitare immediatamente episodi di prezzi eccessivi del gas, tenendo conto delle salvaguardie di cui all’articolo 23, paragrafo 2, del progetto di regolamento del Consiglio proposto il 18 ottobre 2022;”  

[27]A. Tucci, I contratti derivati degli enti locali dopo le Sezioni unite (secondo cui “la decisione del caso concreto risulta ampiamente condivisibile e solidamente fondata nel diritto positivo”, sebbene la motivazione presenti alcuni aspetti discutibili). Si veda, in senso adesivo, anche F. Sucameli, Derivati nulli: le Sezioni Unite declinano il contratto dentro il principio dell’accountability e danno luogo a un caso “Hammersmith” italiano, in Diritto e Conti, 26 maggio 2020; in senso critico, M. Danusso, Derivati: la sentenza della Cassazione 8770 del 2020 e le lezioni americane di Calvino, in Diritto bancario, 22 giugno 2020. 

fonte:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-accendendo_il_termosifone_si_gioca_in_borsa_le_vere_cause_della_crisi_energetica/39602_48416/

Di BasNews

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