Ma l’occidente è diventato tecno-capitalistico con Donald Trump? Il potere è diventato improvvisamente oligarchico con Trump? La democrazia è “a rischio” soltanto adesso?La banalità e la malafede degli ideologi della “sinistra” di sistema, liberal e politicamente corretta, sono le uniche cose a superare ogni confine.A sentir loro, sembrerebbe che la Tecnocrazia abbia preso forma all’improvviso, così, d’emblée, con Trump e con Musk. A sentir loro, non si capisce bene in che mondo saremmo vissuti fino a ieri. La Tecnocrazia come epifania trumpiana. Trump e Musk, a quanto pare, sono imperdonabilmente sopraggiunti a turbare un mondo altrimenti destinato alla democrazia, all’estensione progressiva della libertà, alla pace.Questo modo ridicolo, nonché palesemente falso, di presentare le cose è naturalmente il massimo dello sforzo ma anche l’impostazione naturale dell’intellighenzia progressista.Al contrario di quanto costoro vorrebbero far credere, il nuovo autoritarismo, neoliberale e da ultimo tecnocratico, fino a ieri ha trovato più funzionali le strutture discorsive del politicamente corretto, con il loro corredo di pose emancipatorie, (semi)colte e progressiste attrattive per i subalterni educati al valore supremo dell’individualismo competitivo e dell’Impresa di sé, contrabbandate sotto le insegne della “libertà”. Questa paccottiglia ideologica è stata interamente abbracciata dai partiti della sinistra di sistema, il cui “popolo” di riferimento non sono i lavoratori ma le élite; questo ciarpame ha rappresentato l’apparato ideologico funzionale alla liquidazione della questione sociale. Nonostante la greve banalità e il grossolano manicheismo delle loro asserzioni prive di analisi, questi “intellettuali”, dalle pagine dei loro giornali o dai salotti televisivi intrisi di sagace ironia, continueranno a godere di largo credito presso schiere di subalterni che hanno profondamente interiorizzato gli schemi ideologici del politicamente corretto. In questo modo l’ideologia neoliberale ha profondamente plasmato i comportamenti individuali e collettivi, entrando in tutti gli aspetti dell’esistenza individuale, omologando stili cognitivi e comportamentali, canoni relazionali, aspirazioni. La sincronizzazione neoliberale è avvenuta in un tempo più lungo, che si misura nell’ordine dei decenni (all’incirca gli ultimi quattro), dunque ha messo radici profonde. Ora fornisce il materiale, la mentalità di sfondo, per tenere viva, e anzi rilanciare al livello successivo, la polarizzazione più conveniente per il potere. Con il risultato che, mentre è semmai in corso uno scontro tutto interno al Capitale, le divisioni, rese artificiali, vengono interamente proiettate all’interno del campo dei subalterni. Questa intellighenzia, con al seguito i subalterni che si riconoscono nell’ecosistema valoriale liberal e “progressista”, continuerà ad additare in Trump il nuovo fascismo utilizzando categorie inservibili e con un atteggiamento di permanente superiorità morale. Non cogliendo nulla del dato concreto fondamentale, cioè che il trumpismo è la cruda esaltazione del capitalismo tecnocratico, ma di certo non lo inventa. Con lo stesso cipiglio si stracciano le vesti per il crudo imperialismo di Trump ma hanno sempre sostenuto l’imperialismo ammantato di nobili ragioni dei Dem. Del resto Biden e i Dem, senza “saluto romano”, hanno attinto a piene mani al serbatoio ideologico dei banderisti ucraini come ultimo baluardo dell’occidente “liberale” e “democratico”. Così gli stessi benpensanti “progressisti” che hanno sostenuto con il sangue agli occhi la polverizzazione dell’Ucraina attraverso la guerra per procura contro la Federazione russa, ora stigmatizzano il sodalizio nazi-liberale, che in realtà gode di eccellente salute, in piena continuità. È in corso uno scontro tutto interno al Capitale. Le classi lavoratrici e popolari devono continuare ad esserne completamente escluse e questo è il solo sicuro punto di incontro tra le fazioni oligarchiche in competizione tra loro. A questo scopo, il nuovo potere tecnocratico genera, come sua contraddizione dialettica interna, due codici, due lingue, una politicamente corretta e l’altra politicamente scorretta, perché i tecno-sudditi, divisi tra loro, rimangano tali, fuori dalla partita, privi di protagonismo, sempre deviati su battaglie periferiche, quando non perfettamente funzionali alle élite. Ecco a cosa servono oggi gli e le “intellettuali” di sinistra.
Perpaolo Caserta
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