Dopo oltre tre quarti di secolo dalla sconfitta del nazifascismo, il 25 aprile e i valori della resistenza tornano prepotentemente di attualità per fronteggiare i pericoli di un ritorno al passato. Lo scenario inquietante che si è aperto sullo scacchiere internazionale con l’aggressione della Russia all’Ucraina, sta rivitalizzando tutti i germi apparentemente occultati, di quel passato buio che fu il fascismo e il nazismo. La barbarie scatenata in Ucraina da parte dell’imperialismo russo va condannato senza mezzi termini, altrettanto non vanno sottaciute le cause che hanno portato al conflitto, delle quali non è immune l’Occidente cosiddetto libero e democratico con in testa l’imperialismo Statunitense, entrambi assetati di potere per il dominio mondiale. Entrambi, dalla fine della seconda guerra mondiale hanno agito con mire espansioniste, per il controllo delle materie prime, della produzione di beni e consumi e del mercato finanziario, provocando guerre cosiddette regionali o locali con la pretesa di esportare, o meglio di imporre i propri modelli politici e sociali in barba al principio dell’auto determinazione dei popoli, del rispetto e del reciproco vantaggio negli scambi commerciali e nelle relazioni internazionali per il bene comune. Il 25 aprile pur rappresentando una giornata di festa per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, deve altresì rappresentare una giornata di riflessione sulle cause che hanno scatenato e scatenano le guerre, compreso quella che si sta consumando sul territorio Ucraino, per comprendere meglio in quale direzione orientare la resistenza dell’oggi, dei popoli aggrediti dalla potenza delle armi e di quelli soggiogati dalle forze imperialiste nello scacchiere mondiale. Le forze democratiche ed antifasciste del nostro Paese devono ritrovare l’unità sui valori che hanno animato la resistenza e senza retorica proseguire il cammino interrotto, che non era solo quello della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ma di rimuovere le cause che lo alimentarono e che tutt’ora lo alimentano, manifestandosi a volte in maniera palese, a volte mascherato, attraverso forme a volte cruenti e a volte meno cruenti, rispetto all’acutizzarsi dello scontro di classe o all’acutizzarsi delle contraddizioni e allo scontro inter-imperialistico tipico di questa fase storica. La resistenza deve continuare per la difesa della Costituzione in parte già compromessa, spesso violata, deve continuare per realizzare quei diritti in essa sanciti, a partire dall’Art. 1 “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro…” quindi, dal diritto al lavoro, negli anni reso sempre più povero e precario con l’aumento delle disuguaglianze e con la persistente disparità di trattamento a danno delle donne; deve continuare per imporre il rispetto dell’art. 11 “l’Italia ripudia la guerra…”, rispettando la volontà della maggioranza del popolo italiano contrario all’aumento delle spese militari e all’invio di armi negli scenari di guerra. Sui principi e sui valori della resistenza e della carta costituzionale, il popolo italiano deve ritrovare l’unità, in parte smarrita in questi due mesi di guerra vera, da un lato, e di propaganda faziosa orchestrata da tutte le parti in campo, dall’altra, al fine di disorientare l’opinione pubblica, creare terrorismo psicologico, costruire da una parte e dall’altra il consenso su base emotiva, riducendo un argomento serio e drammatico a mo’ di tifoserie da stadio funzionale al potere imperialista. Al contrario, oggi è indispensabile non solo l’unità del popolo italiano, ma l’unità dei popoli dell’intero pianeta, contro i nemici comuni che sono gl’imperialisti di qualunque colore essi si ammantino. Difronte ai paventati rischi di una terza guerra mondiale, l’Italia, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, fra Africa, Oriente e la stessa Europa, rappresenta la base di lancio della Nato nel presunto teatro di guerra che si propina. Perciò, senza indugi, l’ANPI, le forze antifasciste-antimperialiste e tutte le forze che si battono contro la guerra, si adoperino affinché l’Italia divenga sede per una Conferenza internazionale di Pace, trasformando il nostro Paese da base di lancio della NATO a base di lancio di un grande movimento intercontinentale contro tutte le guerre.
Gennaro Giansanti
già Assessore alla Provincia di Potenza